2017-03-23 10:00:00

De Gasperi: Francesco aiuta l’Europa a trovare una speranza comune


Grande attesa per l’incontro, domani sera in Vaticano, tra Papa Francesco e i capi di Stato e di governo dell’Unione Europea, giunti in Italia per le celebrazioni del 60.mo anniversario dei “Trattati di Roma”. Sull’importanza di questo anniversario e il ruolo del Papa per l’Europa, Alessandro Gisotti ha intervistato Maria Romana De Gasperi, figlia di Alcide e presidente onoraria della Fondazione De Gasperi:

R. – La speranza è che anche i giovani ascoltino le parole di questi leader che si riuniscono qui in Italia, tutti insieme, non soltanto per ricordare ma soprattutto per fare dei progetti per questa Europa che in questo momento cammina molto lentamente e direi quasi con poca speranza. Quindi l’importante sarebbe riuscire a dare un nuovo respiro, un nuovo futuro, un futuro importante, un futuro serio, un futuro costruttivo, non soltanto parole!

D. – Suo padre, insieme a Schuman e Adenauer, ha costruito le fondamenta dell’Europa dopo la tragedia della Seconda Guerra mondiale. Tre personalità diverse, espressioni di culture e di nazioni diverse che hanno però trovato la via della concordia per il bene dei popoli europei. Che lezione danno secondo lei questi tre leader europei?

R. - Allora si veniva fuori da una distruzione assoluta di tutti i nostri Paesi e forse questo li ha spinti a guardare queste rovine e a dire: così non dobbiamo più andare avanti. L’incontro di questi tre uomini fu soprattutto supportato dalla loro fede cristiana. Erano tre cristiani dei quali la Provvidenza, io immagino, si sia servita in quel momento.

D. – Ricevendo il Premio Carlo Magno, Papa Francesco ha detto anche di sognare, rivolgendo un appello all’Europa, di "sognare" un nuovo umanesimo europeo. Ecco, l’Europa sembra aver smesso di sognare. Il Papa ha utilizzato la parola sogno molte volte in quel discorso… come si può ricominciare a sognare, lei faceva riferimento ai giovani in particolare?

R. – Io vedo che i giovani purtroppo non sono molto attirati dalla politica oggi perché non siamo stati capaci di dare loro una sicurezza, una speranza direi soprattutto, di questa Unione Europea. Quello che era il desiderio iniziale dei tre uomini europei era mettere insieme anche una politica europea, non soltanto del lavoro economico. E a questo non siamo ancora arrivati.

D. – Francesco incontrerà i leader dell’Unione Europea e i capi di Stato e di governo. Quale contributo può dare questo Papa non europeo alla leadership anzitutto politica europea?

R. – Penso che sia la serenità della sua fede. Può aiutare a capire molta gente che non è sufficiente buttare giù delle leggi economiche per essere uniti, tantomeno per volersi bene: penso che per fare un’unità politica in fondo alle leggi ci deve essere questo amore l'uno per l’altro, questo amore della cultura di un Paese con l’altro.

D. – In un qualche modo, Papa Francesco chiede all’Europa di non disperdere l’anima comune nel momento in cui ha un mercato comune, di non basare tutto sulle dinamiche economiche…

R. – Certamente. Le dinamiche economiche non sono sufficienti per fare l’unità, sono dei compromessi che possono essere positivi ma non sono sufficienti per l’unità. Bisogna avere anche speranze comuni, una via, una speranza comune.








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