2017-03-22 10:39:00

Caritas Milano: le Case Bianche attendono con speranza il Papa


La prima tappa del Papa sabato a Milano, alle 8.30, sarà alle Case Bianche di via Salomone-via Zama. Francesco visiterà due famiglie. Alle 9, sul piazzale, rivolgerà un breve saluto e incontrerà i rappresentanti delle famiglie residenti e di famiglie rom, islamiche, immigrate. Alessandro Guarasci ha sentito Giorgio Sarto, operatore della Caritas a Milano:

R. - Di attesa ce n’è tanta, perché stiamo parlando di un quartiere popolare che per decenni è stato lontano dai riflettori e dalle attenzioni di chi doveva gestire il lato abitativo e i servizi. Si attende il Papa addirittura quasi fosse il risolutore dei problemi gestionali. Evidentemente il Papa verrà per portare dei messaggi di speranza, di attenzione da parte delle istituzioni per far sì che le persone possano vivere il più dignitosamente possibile e non, come purtroppo succede spesso, in questi tipi di abitazioni.

D. - Ci saranno dei festeggiamenti particolari, una sorta di accoglienza speciale per il Papa?

R. - Ci sarà sicuramente la gioia di poter incontrare il Papa. Come Chiesa naturalmente ci si sta preparando, ci sono stati momenti di preghiera, una compagnia teatrale ha presentato uno spettacolo sulla storia di Papa Bergoglio, avremo un incontro con il giornalista Andrea Tornielli, vaticanista, che ci avvicinerà sempre di più alla presenza, alla figura umana di Papa Bergoglio e poi ci sarà naturalmente nella mattinata del sabato un momento di animazione, nell’attesa della venuta del Papa, con un coro composto da coristi delle parrocchie del nostro decanato e tre testimonianze.

D. - Case Bianche è la periferia di Milano, ma è anche una periferia esistenziale?

R. - È una periferia anche esistenziale come tutte le collocazioni abitative in cui sono concentrati i problemi di fragilità. Sono praticamente i quartieri popolari. Noi diamo una serie di risposte ai bisogni degli anziani. La nostra collocazione si trova proprio all’interno di queste case e quindi è chiaro che non possiamo non ascoltare anche i bisogni non solo degli anziani, ma anche altri tipi di necessità.

D. - I giovani rimangono a Case Bianche oppure vanno via?

R. - I giovani rimangono. Ci sono molte famiglie giovani; questo è comunque un quartiere - seppur piccolo rispetto ad altri quartieri popolari di Milano, sono 477 le famiglie -, però direi che è un bel concentrato di tutte le situazioni di disagio sociale.

D. - C’è stato in questi anni quanto meno l’avvio di un dialogo con le istituzioni per far sì che comunque questo quartiere esca da questo isolamento?

R. - Questo è quello che la popolazione chiede da sempre, da quando è stato edificato questo quartiere nel 1977, per ospitare le famiglie che provenivano dalle cosiddette "Case minime" di una via qui vicina; "Case minime" costruite ancora durante il fascismo. E questo quartiere, in teoria, avrebbe dovuto essere un nuovo luogo dove poter crescere in maniera più dignitosa. Purtroppo è un quartiere praticamente abbandonato da 40 anni. Dal punto di vista manutentivo, il grosso problema è quello della coesione all’interno di questi quartieri, dove purtroppo la mancanza di attenzione e il senso di abbandono hanno creato un divario sempre maggiore tra i giovani e gli anziani, tra gli italiani e gli stranieri, tra chi ha lavoro e chi non lo ha e tra chi paga l’affitto e chi non lo paga.








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