2017-03-09 09:02:00

Migliaia i "migranti sanitari" in Italia, in gran parte del Sud


Un fenomeno fantasma ma che colpisce tanti italiani. E’ quello dei migranti sanitari ovvero di tutte quelle persone che decidono di spostarsi per ricevere cure sanitarie fuori dalla propria Regione. Ogni anno sono 750.000 i ricoveri extraregionali e oltre 600 mila i familiari che accompagnano i pazienti. E’ quanto emerge dal rapporto Censis “Migrare per curarsi” che è stato presentato ieri al Senato. Il servizio di Daniele Gargagliano:

In Italia si viaggia anche per curarsi. Li chiamano migranti o pellegrini della salute e di loro si parla poco. Ma sono centinaia di migliaia le persone che ogni anno si spostano dalla propria Regione di residenza per riceve cure e assistenza sanitaria in un’altra. Ogni anno sono 750.000 i pazienti migranti della sanità e circa 640 mila i loro accompagnatori. Un dato preoccupante quello che emerge dalla ricerca “Migrare per curarsi”, realizzata dal Censis su incarico dell’associazione, CasAmica Onlus. Numeri e storie che confermano un trend già rivelato in un’altra ricerca del centro studi realizzata nel 2005 mai pubblicata. Il direttore generale di CasAmica Onlus, Stefano Gastaldi:

"La ricerca ha confermato quello che noi viviamo ogni giorno, soprattutto in riferimento alla fascia che si sposta per necessità dalla propria Regione e alla drammaticità del bisogno che accompagna queste persone. Ed è proprio in questa prospettiva che l’impegno di CasAmica, come quello delle alle altre associazioni, trova il senso più compiuto".

Oltre la metà dei pellegrini della salute si sposta perché ricerca una maggiore qualità del servizio sanitario. Uno su quattro lo fa per motivi pratici logistici, per lo più legati alla conoscenza di un medico o di un infermiere in una struttura lontana da casa. Mentre il 21% migra perché nella propria Regione non è possibile usufruire di certe prestazioni sanitarie, soprattutto cura di tumori e di patologie cardiache, o ancora a causa delle lunghe lista di attesa. Un fenomeno che coinvolge soprattutto i cittadini del Sud, costretti a muoversi dal Centro Italia in su per curarsi. Un flusso di 218.000 ricoveri ogni anno, che si concentra per lo più in vere e proprie capitali della salute. Un paziente su quattro si reca infatti in uno dei dieci ospedali compresi tra il Centro e il Nord Italia. Il Lazio è la Regione che cura più minori di tutti, sono 18.000, più del doppio di qualsiasi altra regione. Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin:

"Le Regioni del Sud devono puntare a migliorare la qualità delle loro strutture ospedaliere facendo concorsi meritocratici e cercando di portare nelle loro strutture l’organizzazione e i processi organizzativi che caratterizzano le strutture migliori. Intorno a questi centri è molto importante dare ospitalità a quelle famiglie che devono spostarsi, spesso rinunciare al lavoro per cure che durano dei mesi. Questo è davvero prendersi cura degli altri e dei propri pazienti".

I viaggi della salute hanno ripercussioni economiche sul nucleo familiare dei cittadini. Prendiamo i pazienti oncologici, per le loro famiglie i costi da affrontare arrivano sino a 7.000 euro l’anno. Secondo lo studio del Censis, un adulto malato perde 10.000 euro l’anno. Il 20% del campione della ricerca ha dovuto lasciare il proprio posto di lavoro per sottoporsi alle cure, mentre il 2% viene addirittura licenziato. Per questo motivo il volontariato e l’associazionismo affiancano pubblico e privato nell’accoglienza e nel dare un tetto a chi non ha le possibilità economiche. Come spiega la presidente e fondatrice di CasAmica Onlus, Lucia Cagnacci Vedani:

"In fondo quello che ho notato in tutti questi lunghi anni è la serenità che una persona prova quando può donare qualcosa agli altri. Non è nel prendere che si ha la felicità che si trova, veramente, nel donare all’altro. E questo quello che Papa Francesco ci insegna".








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