2017-03-07 16:11:00

Cambiamento climatico. L’uomo mette a rischio la propria specie


Clima. “L’uomo mette a rischio la propria specie”. Così l’oceanografo Sandro Carniel, Primo ricercatore presso il Cnr – Istituto di Scienze Marine, di Venezia. Lo scorso anno cinque piccole isole disabitate dell'Oceano Pacifico, di Salomon Island, sono state letteralmente inghiottite dal mare che cresce, dal 1994, ad una velocità di 7-10 millimetri all'anno per lo scongelamento dei ghiacciai. Massimiliano Menichetti lo ha intervistato:

R. – Sta succedendo che gli oceani, che sono sempre n ostri potentissimi alleati nel contrastare alcuni effetti legati ai cambiamenti climatici, iniziano a non farcela più, perché a fronte di un riscaldamento globale ormai accertato – da fine Ottocento la temperatura media del pianeta è cresciuta di circa un grado centigrado – gli oceani reagiscono come tutte le masse d’acqua, cioè si dilatano, aumentano il proprio volume e quindi inevitabilmente il livello dei mari in media si sta alzando. Considerando che anche la temperatura media del pianeta è cresciuta, i ghiacciai e le distese di ghiaccio si stanno sciogliendo in modo accelerato, tutto questo contribuisce ad innalzare il livello medio dei mari. Ora, gli scenari più attendibili parlano di rialzi medi entro fine secolo compresi tra i 30-40 centimetri e i 100 centimetri.

D. – Qual è il ruolo dell’oceano, per quanto riguarda il clima?

R. – Il nostro è un pianeta fondamentalmente composto di acqua; gli oceani sono il principale regolatore termico del clima terrestre: trasportano immense quantità di calore e di acqua, più o meno salata, più o meno dolce, in giro per il mondo. Si menziona sempre la Corrente del Golfo e la sua capacità di mitigare il clima delle regioni del Nord Europa. Ma in realtà di questa sorta di grandi nastri trasportatori che regolano il clima, ce ne sono moltissimi, e nessuno sa bene ancora di preciso a che cosa si possa andare incontro se questi nastri trasportatori dovessero fermarsi o anche solo rallentare. Quindi, innanzitutto gli oceani regolano la temperatura della Terra; in seconda battuta, non meno importante, sequestrano quantità ingenti di anidride carbonica grazie alle forme di vita vegetali che li popolano: si calcola che circa il 30 per cento dell’anidride carbonica emessa dall’uomo sia stata tolta di mezzo dagli oceani. E quindi gli oceani, di fatto, ci stanno dando una grossissima mano nel contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici in atto.

D. – Quanto incide l’uomo sui cambiamenti climatici?

R. – L’uomo incide con il suo stile di vita basato sull’utilizzo di ingenti quantità di combustibili fossili: su questo non vi sono più dubbi. Dobbiamo quindi iniziare a renderci conto che anche piccole modifiche possono provocare grandi variazioni e che l’uomo è oramai uno degli attori principali del sistema climatico terrestre, del quale sappiamo ancora troppo poco e verso il quale dovremmo avere molta più attenzione.

D. – Molte volte si è detto: c’è una ciclicità nel clima e l’uomo incide solo in minima parte …

R. – Nessuno mette in dubbio che il clima sia sempre variato e che la variazione indotta dall’uomo sia una variazione a volte anche piccola rispetto ai cambiamenti che si sono verificati sulla terra. La cosa veramente importante è che questa variazione avviene ad opera di una delle specie che popola la terra che non la sta subendo, ma di fatto la sta esercitando ed imponendo al resto dell’ecosistema. Questo è un cambiamento di prospettiva importante rispetto al quale l’uomo pare, in questo momento, non avere nemmeno gli strumenti culturali per affrontare in maniera veramente conscia la serie di problemi che ne deriveranno. E questo apre degli scenari inquietanti per il futuro, perché nessuno sta dicendo che l’uomo stia mettendo a rischio la biosfera; ma sta mettendo a rischio la propria specie.

 








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