2017-03-06 15:42:00

India. Chiesa difende popoli tribali: no a esproprio terre


I cristiani del Jharkhand si oppongono alla modifica di due leggi sulla proprietà terriera che rischiano di privare i popoli tribali dell’uso delle terre. Il card. Telesphore Toppo, arcivescovo di Ranchi, ha guidato una delegazione cristiana in visita alla governatrice dello Stato indiano, composto in maggioranza da contadini tribali. Di fronte a Draupadi Murmu, essi hanno espresso tutta la loro preoccupazione per le nuove norme che solo all’apparenza favorirebbero i contadini. Ad AsiaNews l’arcivescovo afferma: “Gli emendamenti non portano beneficio al nostro popolo. Le norme condurranno ad un esproprio delle terre”.

La diatriba ruota attorno agli emendamenti a due leggi approvati dal governo statale, guidato dal partito nazionalista indù Bharatiya Janata Party (Bjp). Il 23 novembre 2016 i parlamentari hanno dato il consenso alla modifica del Chotanagpur Tenancy Act e del Santhal Paragana Tenancy Act. Le modifiche annullano un precedente divieto ad acquisire le terre dei tribali imposto sia allo Stato che agli individui. Tale bando tutelava e proteggeva le proprietà terriere dei tribali, in maggioranza persone senza istruzione le cui terre sono la unica fonte di reddito che garantisce loro la sopravvivenza.

Sulla carta, gli emendamenti consentirebbero ai tribali l’utilizzo delle terre per scopi non agricoli, senza perderne il possesso. I cristiani però lamentano che con questo espediente si dà il via libera allo sfruttamento indiscriminato del territorio. Infatti nel caso in cui i tribali si trovassero in condizioni di difficoltà economiche, sarebbero portati a vendere i terreni al miglior offerente.

Secondo i cristiani, nessuno – e tantomeno la legge in questione – garantisce che le proprietà dei tribali non saranno utilizzate per massimizzare i profitti di attività industriali o turistiche. Le popolazioni che da secoli abitano queste regioni, dice il comunicato della delegazione cristiana, “rimarrebbero senza terre”. Poi rivolgendosi direttamente alla governatrice, cui spetta la decisione finale, aggiungono: “Chiediamo di fermare la legislazione”.








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