2017-03-04 15:00:00

Petizione europea: un milione di firme per difendere la famiglia


I movimenti pro-family italiani, Movimento per la Vita, Comitato Difendiamo i Nostri Figli, Generazione Famiglia e Ai.Bi (Associazione Amici dei Bambini), rilanciano la petizione europea ‘Mum Dad and Kids’ a un mese e mezzo dalla chiusura della raccolta firme. L’iniziativa, sostenuta anche dalla Federazione delle associazioni familiari cattoliche in Europa (FAFCE), sottoscrivibile sul sito www.mumdadandkids.eu, sollecita la Commissione Ue affinché definisca nei trattati europei i concetti di "matrimonio" come unione tra un uomo e una donna e di "famiglia" come istituzione fondata sul matrimonio e sulla discendenza e la filiazione. Marco Guerra ne ha parlato con l’avvocato Simone Pillon, portavoce italiano della campagna:

R. – In Europa, è chiaro, molti Paesi hanno legislazioni diverse in tema di famiglia. Per questo è indispensabile trovare una definizione comune affinché, quando si parla di famiglia nei trattati o nelle direttive o nelle norme di carattere europeo, sia chiaro quello di cui si sta discutendo, quello che si sta normando. Il senso della petizione è intervenire nel meccanismo della definizione di famiglia a livello europeo portando un common ground, cioè un livello minimo di condivisione fra le varie e diverse legislazioni, che preveda la definizione unitaria di famiglia. Qual è questo common ground? E’ quello della famiglia naturale fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna e aperta alla generazione dei figli. Non c’è alcun Paese europeo che non preveda questa come definizione di famiglia. Poi ce ne sono anche altre, più o meno vere, più o meno ideologiche: non ci interessa, perché questa è quella riconosciuta da tutti i Paesi. L’obiettivo è fare in modo che tutte le volte che si parla di famiglia, il riferimento nei trattati o, ripeto, nelle norme internazionali sia a questa forma di famiglia, l’unica accettata comunemente.

D. – Riconoscere nei trattati europei questa forma di famiglia quali conseguenze può avere a livello giuridico? Perché è importante? Quale cornice antropologica va a fissare?

R. – Consideriamo che oggi ci sono direttive o raccomandazioni dell’Unione europea che incidono pesantemente sulla vita delle famiglie e sulla vita quotidiana. Pensiamo a quello che riguarda l’adozione, l’affido, la filiazione, la relazione tra i coniugi, il ricongiungimento familiare, l’impresa familiare: sono tutti temi che afferiscono alla famiglia e che spesso vengono utilizzati nella legislazione europea. Avere chiaro cosa significa famiglia permetterà poi ai Paesi membri, eventualmente, di regolamentare al loro interno, anche in modo differente, il sistema famigliare, ma senza dimenticare che il livello comune di definizione di famiglia è quello che abbiamo detto, cioè la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio tra uomo e donna.

D. – Come sta andando questa petizione? C’è un risveglio della sensibilità di molti Paesi europei riguardo le tematiche della famiglia, della vita?

R.  – Servono un milione di firme e devono essere raccolte nei Paesi che fanno parte dell’Unione europea, 600 mila sono già state raccolte. Dieci Paesi hanno raggiunto la loro quota e l’hanno superata. E’ significativo che proprio dai Paesi dell’Est Europa - dalla Polonia alla Finlandia, dalla Romania alla Slovenia, alla Grecia - stia arrivando un segnale sempre più chiaro di quella che io chiamo una “ripresa valoriale”: cioè le persone e i cittadini si stanno rendendo conto che le politiche di dissoluzione della famiglia che, ahimé, sono state portate avanti in questi anni anche dall’Unione europea, hanno portato dei conflitti sociali e dei disastri sia dal punto di vista sociale che dal punto di vista demografico, pensiamo al grande inverno demografico che affligge la nostra Europa. Si è compreso che solo riscoprendo la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna si potrà addivenire a una inversione di tendenza. Noi siamo convinti che questa iniziativa possa essere un sasso lanciato nello stagno, un segnale molto forte perché si inverta la rotta, questa rotta che ci sta portando sulle secche della dissoluzione delle relazioni e dell’individualismo, sostanzialmente.

D.  – C’è tempo fino al 3 aprile per raggiungere un milione di firme: quale sarà il passo successivo, una volta raggiunta questa quota?

R. – Noi stiamo facendo pressioni il più possibile per raggiungere questo quorum entro il 3 aprile, dobbiamo davvero mobilitare famiglie, amici, conoscenti affinché tutti firmino questa petizione. Troppe volte ci lamentiamo dell’Europa che si disinteressa o, peggio, che aggredisce la famiglia. Ecco, questo è il momento buono per far sentire la nostra voce. Una volta raggiunto il quorum, il comitato organizzatore porterà le firme materialmente presso le istituzioni europee e chiederà che sia avviata una discussione valoriale, antropologica, affinché sia inserita questa definizione nei trattati europei e si giunga a una inversione di rotta nel family mainstreaming dell’Europa.








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