2017-03-01 13:47:00

Sahara Occidentale: segnali di distensione dal Marocco


Il contenzioso tra Marocco e Fronte Polisario sul Sahara Occidentale sembra trovare una fase di distensione. Rabat ha annunciato il ritiro da una delle zone su cui il Fronte, che rappresenta le istanze indipendentiste del popolo sarawi, rivendica la sovranità. Su questa decisione del Marocco, Giancarlo La Vella ha intervistato Luciano Ardesi, esperto di nord-Africa:

R. – E’ senz’altro un segno di distensione perché a Guerguerat l’esercito marocchino, lungo la strada che porta alla Mauritania, aveva creato una forte tensione con il Fronte Polisario, che a sua volta aveva schierato le sue truppe. Praticamente i due eserciti armati erano a poche centinaia di metri l’uno dall’altro e questa era stata una delle preoccupazioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sin dall’agosto scorso. La zona è nel territorio del Sahara Occidentale occupato dal Marocco, ma il Fronte aveva reagito subito, perché è una zona al di fuori del muro che isola la zona occupata del Sahara Occidentale. Questa mossa di distensione è quindi senz’altro positiva, visto che nel Sahara Occidentale non si era più mosso nulla dal punto di vista diplomatico.

D. - Si tratta di una mossa di distensione volontariamente attuata dal Marocco oppure ci sono le pressioni dell’Unione Africana, nella quale il Marocco è riconfluito di recente?

R. - La decisione del Marocco prende le mosse da due esigenze. Da una parte, dimostrare una buona volontà nei confronti degli altri partner africani; dall’altra, anche le pressioni del nuovo segretario generale dell'Onu Guterres, che aveva insistito col Marocco, affinché la situazione ritornasse quantomeno a quella del cessate il fuoco, che dura ormai dal 1991. Il Consiglio di Sicurezza si appresta poi nel mese di aprile a prendere in esame la situazione. C’è una missione dell’Onu nei territori liberati del Sahara Occidentale e si dovrà decidere se mantenere o meno questa missione che scade proprio alla fine di aprile. Sicuramente, il rapporto che il segretario generale dell’Onu presenterà al Consiglio di Sicurezza, nel caso di in una situazione di tensione, come quella che si era creata dall’agosto scorso, metterebbe in cattiva luce il Marocco.

D.  – Perché la comunità internazionale è stata sempre molto timida nel proporre negoziati?

R. – La comunità internazionale non si è molto occupata di questo territorio, anche perché la soluzione sarebbe a portata di mano: basterebbe un referendum di autodeterminazione, affinché il popolo del Sahara Occidentale decidesse se restare sotto il Marocco oppure diventare uno Stato indipendente. I tentativi a spingere più in là i negoziati sono sempre falliti per l’intransigenza del Marocco, da una parte, ma anche perché nel Consiglio di Sicurezza la Francia, vicina da sempre a Rabat, minaccia di porre il veto per non mettere in difficoltà la monarchia su un tema fondamentale come quello del Sahara Occidentale.








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