2017-03-01 14:07:00

Irlanda del Nord al voto con l'ombra della Brexit


Irlanda del Nord al voto il 2 marzo per assegnare i 582 seggi del Parlamento. Le consultazioni avvengono dopo la caduta del governo autonomo di Belfast, all’inizio dell’anno, per le dimissioni del vice-governatore Martin McGuinness e in piena Brexit. Massimiliano Menichetti:

1,2 milioni di elettori in Irlanda del Nord tornano alle urne il 2 marzo: resteranno aperte dalle 7.00 alle 22.00. Le consultazioni arrivano tre mesi dopo la caduta dell’esecutivo a causa dello scandalo sui sussidi per le energie alternative che ha visto coinvolto il Partito democratico unionista che, insieme ai nazionalisti dello Sinn Finn, guidava il governo autonomo di Belfast. Ora ci si appresta ad un importante test di tenuta per tutto il Regno Unito, che vive le tensioni seguite alla Brexit, infatti al referendum di giugno la maggioranza dei cittadini nordirlandesi aveva votato per il “remain”. Dagli accordi di pace del venerdì Santo a Stormont, nel 1998, che hanno messo fine a 30 anni di conflitto, il governo autonomo di Belfast è guidato da un esecutivo di coalizione. Le consultazioni risultano di difficile previsione, anche se la coalizione tra Sinn Finn, emanazione politica dell’ex gruppo armato dell'Ira, e Partito democratico unionista, sembra favorita sugli Unionisti dell’Uster, il partito Social-democratico del Lavoro e il multiconfessionale Alleanza.

Sulle elezioni abbiamo sentito, Antonio Varsori, storico dell'integrazione europea presso l'Università di Padova:

R. – E’ molto difficile fare una previsione. Tra l’altro, la Brexit ha messo in moto una serie di meccanismi che tendono a far sì che alcune parti del Regno Unito siano meno concordi circa la possibilità che la Gran Bretagna esca in maniera definitiva dall’Unione Europea. Di solito concentriamo l’attenzione sulla Scozia, ma anche l’Irlanda del Nord è uno dei casi che può risultare di un certo interesse e anche di una certa importanza, in questo ambito.

D. – “L’Irlanda del Nord deve potere aderire all’Unione Europea dopo la Brexit”: questo lo ha affermato il premier della Repubblica d’Irlanda, Kenny. C’è chi ha paventato addirittura il rischio che si possano mettere in discussione gli accordi di pace del 1998, in relazione alla Brexit …

R. – Diciamo che questa possibilità c’è; la speranza è però che nel frattempo il processo di pace si sia talmente radicato che nessuno abbia voglia di rompere degli equilibri sfruttando la questione di essere dentro o fuori dall’Unione Europea. Certo, devo dire che le dichiarazioni dei responsabili della Repubblica d’Irlanda sono comprensibili dal punto di vista irlandese, perché prima o poi la questione dell’Irlanda del Nord dovrà essere risolta con l’unione al resto della Repubblica. Non dimentichiamoci però che gli equilibri sono molto delicati: questo può mettere in moto una serie di meccanismi che sono abbastanza pericolosi, perché al di là della questione Europa o non-Europa, si tratta dei rapporti tra due Stati, tra la Repubblica d’Irlanda e il Regno Unito. E in fondo questi rapporti sono stati per decenni, dire “molto difficili” è quasi un eufemismo …

 








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