2017-03-01 14:18:00

Bimbi a coppia gay. Fragnelli: egoismo adulti contro interesse minori


"Il desiderio legittimo che ognuno può avere, non deve mai diventare necessariamente un diritto. Il bene dei bambini richiede, secondo il buon senso universale, una famiglia dove il papà e la mamma si integrano con armonia ed efficacia per l'amore dei figli". Così il presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco, sulla decisione della Corte d'Appello di Trento che per la prima volta ha riconosciuto in Italia a due uomini la possibilità di essere padri di due bambini nati all'estero grazie all’utero in affitto. La sentenza va contro i pronunciamenti di diverse istituzioni europee e legittima la pratica dell’utero in affitto che rende le donne e i bambini oggetto di un lucroso mercato. Riguardo alle drammatiche ripercussioni sul piano antropologico e umano, Marco Guerra ha intervistato mons. Pietro Maria Fragnelli, vescovo di Trapani e presidente della Commissione Cei per la famiglia:

R. – Quando Papa Francesco parla dell’udito del cuore che va affinato, sicuramente mette il dito nella piaga dell’utero in affitto e di tante altre situazioni. È importante che l’adulto si lasci plasmare dalle situazioni reali dei minori e non pensi soltanto ai propri interessi, magari sostenuti dal fatto che c’è una società di ricchi che presume di poter utilizzare tutto e di poter ottenere tutto con il denaro. Queste sono strane conquiste che negano la civiltà della quale siamo figli, la civiltà da cui l’Europa è stata plasmata e vanno verso una solitudine globale, anche di questi bambini per i quali invece si pensa di portare una soluzione, ma sono soluzioni giuridiche che non riconoscono e che non sanno accogliere l’udito del cuore dei piccoli.

D. - Papa Francesco ha ribadito che i bambini hanno diritto ad avere un papà ed una mamma …

R. - La voce del Papa che per altri versi è sempre molto ascoltata in altri contesti, in altre situazioni, in questo campo non viene presa seriamente in considerazione perché è una voce controcorrente. Ma io credo che il Papa si faccia portavoce della natura stessa dell’essere umano, non di questa involuzione culturale di questa “presunta civiltà” che va in una direzione opposta a quello che è il diritto superiore, l’interesse superiore di ogni minore. Stiamo costruendo - noi occidentali - una struttura, un’impalcatura che, a mio parere, ha bisogno di essere ripensata nelle sue caratteristiche giuridiche perché è una giurisprudenza che non ha preso sul serio le coordinate antropologiche e filosofiche in base alle quali si arriva a certi obiettivi, a certi esiti. L’auspicio è che la voce del Papa venga anche considerata in nome di tutti i bambini del mondo ricco come del mondo povero, altrimenti non stiamo costruendo il bene comune, il bene di tutti.

D. - Lo stravolgimento delle figure genitoriali è anche una sfida per la Commissione Cei sulla Famiglia che lei presiede …

R. - Certo, la Commissione ha deciso di lavorare molto sul capitolo dell’educazione dei figli, cioè riscoprire quel senso originario che possa dare degli orientamenti alla società nella quale viviamo: non imporre nulla a nessuno, lasciare certamente liberi tutti gli uomini e le donne, ma neanche permettere che ci sia un capovolgimento. Come Commissione vogliamo proprio rinforzare questo, trovare le risorse che ci sono in ogni famiglia e anche essere vicini a quanti sono nelle difficoltà per quel che riguarda l’educazione dei figli, proprio perché la cultura individualistica che abbiamo a lungo alimentato ha reso difficili i sentieri della comunione. La ricchezza della proposta cristiana proprio nel dono della comunione, che viene dall’esperienza di un Dio comunione e di una identità personale che matura nella comunione con un padre e una madre e nella comunione con le figure multiple che poi ci sono nella crescita.








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