2017-02-24 12:24:00

Agli Oscar: "Il diritto di contare", una storia di donne e giustizia


La notte degli Oscar che si celebrerà domenica prossima vede in competizione un buon numero di film che affrontano la piaga della segregazione razziale negli Stati Uniti e le difficoltà del cammino per una compiuta integrazione. Tra i titoli più belli, “Il diritto di contare”, che sarà sugli schermi italiani il prossimo 8 marzo. Il servizio di Luca Pellegrini:

(dialogo dal film)

Karl Zielinski: Un ingegnere: C’è un posto vacante nel programma di formazioni ingegneri. Una persona con una mente da ingegnere e dovrebbe essere un ingegnere! Non puoi fare calcoli per il resto della vita!

Janelle Monáe: Signor Zielinski io sono una donna negra. Non prenderò in considerazione l’impossibile.

Karl Zielinski: Io un ebreo polacco i cui genitori sono morti in un campo di concentramento e adesso mi trovo sotto una navicella spaziale che porterà un’astronauta verso le stelle.Ti faccio una domanda: Se tu fossi un uomo bianco, vorresti diventare un ingegnere?

Janelle Monáe: Non lo vorrei diventare. Lo sarei già diventato.

Quelli erano i tempi. Anni ’60, Stati Uniti. Sono state le donne a incoraggiare Margot Lee Shetterley a scrivere finalmente la storia delle matematiche di colore della NASA. “Troppo spesso nella storia i loro ritratti, i nostri ritratti, di donne di colore - precisa la scrittrice - sono stati gravati dalla retorica negativa e dalla vulnerabilità che derivano dall’essere sia di colore che donne”. La retorica non grava assolutamente, invece, sul film che Theodore Melfi ha tratto da quelle belle pagine dedicate alle battaglie, alle umiliazioni e ai successi delle calcolatrici dell’Area ovest, quella dove loro erano confinate. A Langley, in Virginia. Il giudice di un tribunale ricorda com’era la vita allora in quello Stato.

(dialogo dal film)

Un giudice: Il liceo Hampton è una scuola per bianchi, signora Jackson.

Janelle Monáe: Sì, vostro onore, ne sono consapevole.

Un giudice: Sì, la Virginia è uno Stato segregazionista.

Janelle Monáe: Mi posso avvicinare Signore? Vostro onore, lei più di tutti dovrebbe capire l’importanza di essere primi.

Un giudice: In che senso signora Jackson?

Janelle Monáe: Lei è stato il primo nella sua famiglia ad arruolarsi nelle forze armate, nella marina americana; il primo a frequentare l’università …

Un giudice: Quale sarebbe il punto?

Janelle Monáe: Io voglio diventare un ingegnere della Nasa, ma non potrò riuscirci senza frequentare i corsi di quella scuola e non posso cambiare il colore della mia pelle. Perciò non ho altra scelta che diventare la prima, cosa che posso fare senza di lei.

Erano gli anni in cui la segregazione era legalizzata e la discriminazione razziale un fatto comune. Il titolo italiano del film, Il diritto di contare, gioca quindi brillantemente su un doppio significato: diritto di valere in quanto professioniste e quello di destreggiarsi tra calcoli e cifre. Entrambi senza discriminazioni. Katherine G. Johnson, Dorothy Vaughan e Mary Jackson, le tre protagoniste del film, sono figure ancora poco conosciute, sebbene la loro energia e audacia, unite al ruolo fondamentale di ingegnosi “computer umani”, siano state indispensabili alla NASA. Katherine non lottava solo per se stessa. Lottava per le donne e per una maggiore giustizia. Un dialogo tratto dal film.

Taraji P. Henson: Signor Harrison, vorrei assistere alla riunione di oggi.

Al Harrison: Come mai?

Taraji P. Henson: I dati cambiano molto velocemente; la capsula cambia, la massa, le zone di lancio … Cambia tutto. Ogni giorno. Io faccio il mio lavoro, voi assistete alle riunioni. Io ricomincio da capo. Al lancio mancano poche settimane!

Al Harrison: E perché non può assistere?

Paul Stafford: Perché non ha l’autorizzazione AL.

Taraji P. Henson: Devo essere lì e sentire insieme a voi.

Paul Stafford: Le riunioni non sono aperte ai civili. Chiedono la massima autorizzazione!

Taraji P. Henson: Io sono la persona migliore per presentare i miei calcoli signor Harrison!

Al Harrison: Non intendi mollare, vero?

Taraji P. Henson: No, non mollerò!

Paul Stafford: E poi è una donna! Il protocollo non ne prevede la presenza!

Al Harrison: Ok, questo l’ho capito Paul. Ma all’interno di queste mura, chi è che fa le regole?

Taraji P. Henson: Lei signore. È lei il capo. Deve solo comportarsi come tale, signore.

Le tre attrici che le interpretano sono assolutamente formidabili: Taraji P. Henson, Octavia Spencer e Janelle Monáe; e pure Kevin Costner si ritaglia il ruolo del leader con onore. Un lavoro di squadra che fece crollare muri, una amicizia che si consolidò nelle prove. Erano i tempi di John F. Kennedy, quelli. E paiono lontanissimi.








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