2017-02-16 14:37:00

Accordo Ue-Canada. Becchetti: impatto minimo sulla crescita


Aspre polemiche e proteste dentro e fuori il Parlamento di Strasburgo hanno accompagnato l’approvazione, ieri, dell’Accordo commerciale tra Unione Europea e Canada, noto con la sigla "Ceta", che ha raccolto 408 sì, 254 no e 33 astensioni.  Un accordo – sulla carta – volto a rilanciare con nuove regole la globalizzazione, a dispetto dell’ondata protezionistica che ha investito l’America di Trump. Roberta Gisotti ha intervistato l’economista Leonardo Becchetti:

Un accordo che i promotori salutano come storico e pietra miliare di un nuovo volto della globalizzazione mentre i detrattori, trasversali alle forze politiche, accusano l’Europa di aver ceduto ai dicktat delle multinazionali. Prof. Becchetti come giudicare il "Ceta"?

R. – Direi che ci sono sicuramente luci ed ombre. Intanto, alcune cose sono migliorate proprio grazie alla protesta di quelli che erano contrari. Anzitutto, è ben noto che questi accordi producono effetti assolutamente minimi e trascurabili nei confronti della crescita, se questo fosse l’obiettivo. Pongono poi una serie di problemi nei confronti dell’ambiente, della salute, del lavoro e il rischio di una perdita di capacità di scelta su tutti questi temi. L’altra questione molto controversa, è quella dei tribunali, degli arbitrati, cioè cosa succede quando c’è una controversia tra Stati e imprese e qui, che c’è uno sbilanciamento molto forte verso il potere contrattuale delle imprese. Anche questa non è sicuramente una cosa positiva. Insomma, c’è grande timore che questo tipo di accordi, non avendo di fatto poi nessun impatto particolarmente positivo sulla crescita, comportino in realtà dei sacrifici rispetto a tutta una serie di altri elementi che sono fondamentali per il bene comune. In generale credo che sia comunque la testimonianza del fatto che l’Europa in questo momento non riesca a prendere quelle decisioni chiave che sarebbero necessarie in direzione del bene comune. Prima di tutto, una maggiore democrazia nelle scelte per arrivare all’elezione del proprio parlamento e poi un passo decisivo verso la condivisione delle risorse, investimenti e debiti che sarebbe fondamentale in questo momento per fugare l’euroscetticismo.

D. - Quindi sarà molto importante il dibattito pubblico nei prossimi mesi perché l’accordo entrerà solo provvisoriamente in vigore ad aprile, ma poi dovrà passare il vaglio della ratifica dei vari Stati. Quindi la partita è ancora da giocare …

R. - Assolutamente, perché ci vuole l’approvazione dei parlamenti di tutti i Paesi e comunque sarà, anche questa, un’occasione per una dialettica, per un dibattito che speriamo sia fruttuoso. L’Europa deve ancora fare molto, a mio avviso, per essere organizzata in maniera tale da essere veramente indirizzata verso il bene comune e per fugare quelli che sono i timori, gli scetticismi, certe volte esagerati ma comunque "figli" di problemi oggettivi che esistono in questo momento.

D. - Tante proteste e manifestazioni sono anche il segnale che i popoli, le persone, la  gente vuole interessarsi dell’economia, che non è più una materia da tenere riservata agli esperti …

R. - Assolutamente. L’Europa tra l’altro ha un potenziale enorme di risorse, di democrazie che possono esser utilizzate per creare reti di occupazione benessere dei cittadini. Quello che fa rabbia è che in questo momento queste risorse, queste potenzialità non sono sfruttate al meglio e quindi tutto il tema degli accordi commerciali e delle politiche monetarie e fiscali ovviamente rientra in tutto questo. I cittadini vogliono sempre più informarsi e partecipare e questo è sicuramente un fatto positivo.








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