2017-02-14 14:19:00

Koch e Hilarion celebrano a Friburgo l’incontro un anno fa tra il Papa e Kirill


“Come per ogni evento storico, ci vorrà indubbiamente del tempo perché l’incontro de L’Avana e la Dichiarazione comune possano dare i loro frutti”. Ad un anno dall’incontro del Papa con Kirill, Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, avvenuto a Cuba, il card. Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, ha partecipato all’Università di Friburgo, ad una commemorazione dello storico evento, insieme al metropolita Hilarion, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del patriarcato ortodosso. Il card. Koch nel suo intervento ha evidenziato tre possibili direzioni da percorrere, a partire dalla Dichiarazione comune: l’ecumenismo dei santi, l’ecumenismo culturale e l’ecumenismo dell’azione comune.

Il primo ambito di ordine spirituale parte dal fatto che le due Chiese condividano una comune tradizione spirituale del primo millennio del cristianesimo. Oltre allo scambio di reliquie o di icone, che conferirebbe una dimensione più popolare e pastorale alla Chiesa e all’intensificarsi delle relazioni fraterne tra le due Chiese, si potrebbe aspirare ad un riconoscimento reciproco di alcuni santi affinchè, come sottolinea il Papa, intercedano per la piena unità della Chiesa. 

Il secondo ambito, quello culturale, sottolinea l’importanza del conoscere la cultura degli altri per riconoscerne i doni ed imparare gli uni dagli altri, come raccomanda Papa Francesco. Iniziative a questo proposito sono state le visite di studio reciproche a Roma e a Mosca di giovani sacerdoti ortodossi e cattolici per superare i pregiudizi ed avere uno scambio di idee sulle preoccupazioni pastorali. Dal 14 al 21 maggio dieci giovani sacerdoti ortodossi del patriarcato di Mosca sono stati ospitati a Roma mentre dal 26 agosto al 4 settembre dieci giovani sacerdoti cattolici hanno fatto una visita di studio a Mosca e a San Pietroburgo.

Il terzo ambito sull’ecumenismo pratico concerne la situazione dei cristiani in Medio Oriente, la libertà religiosa, la solidarietà con i poveri, la famiglia e i giovani. Il card. Koch esprime quindi l’importanza dell’approfondimento delle relazioni bilaterali che potrà avere conseguenze positive sul dialogo teologico internazionale. (A cura di Giulia Angelucci)








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