2017-02-13 14:09:00

Giornata Mondiale della Radio: un mezzo più vivo che mai


“La radio sei tu”: è lo slogan scelto dall’Unesco per celebrare l’odierna Giornata Mondiale della Radio. L’invito è quello di incoraggiare le emittenti a promuovere la libertà di espressione e il rispetto per le diverse culture per migliorare la cooperazione internazionale. Il servizio di Benedetta Capelli:

L’auspicio dei Queen, nel 1984, era quello che la radio non diventasse un semplice rumore di sottofondo ed in effetti a 33 anni di distanza da quella canzone, entrata nella testa di tutti, e a quasi 160 anni dai primi esperimenti con le onde elettromagnetiche, oggi la radio è più viva che mai. Ogni giorno circa 2,4 miliardi di persone nel mondo la ascoltano in Fm, sul dab o si collegano attraverso il web. Tanti modi per un mezzo che, negli anni, si è rinnovato grazie alla tecnologia anche nel linguaggio, rivelandosi duttile e capace di cogliere la novità della rivoluzione digitale. Giorgio Simonelli, docente di storia della radio e della televisione all’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano:

“E’ il mezzo che unisce i due grandi caratteri di cui andiamo alla ricerca: ‘social’ e ‘personal’. La radio ‘social’ appunto, perché oggi si può ascoltare la radio preferita abitando in Australia, e quindi creare una grande comunità attorno alla radio attraverso delle scelte che però poi sono scelte ‘personal’, perché si possono scaricare e rimettere in circolazione i contenuti che si ritengono più opportuni, dando a questi una dimensione di personalità, individualità, autenticità. La radio è soprattutto un mezzo di forte identità. Io dico sempre che ognuno degli ascoltatori di radio, per indicare la radio che ascolta, usa l’aggettivo ‘possessivo’, dice: ‘la mia radio’; nessuno dice: ‘la mia televisione’”.

Probabilmente sulla scia di questa appartenenza, l’Unesco ha scelto come motto: “La Radio sei tu”:

“Questa grande parola magica di oggi – ‘interattività’ – la radio l’ha scoperta già negli anni Sessanta-Settanta. Con delle formule banali; le dediche erano una cosa semplice, però l’ascoltatore si sentiva protagonista nello scegliere le canzoni e nel dedicarle a qualcuno. Poi le forme, come il 3131, l’idea che qualcuno potesse parlare alla radio: prima fare delle domande  e poi dire la propria opinione. E poi tutta la grande epopea delle radio libere private che hanno sempre utilizzato il microfono aperto, il microfono a disposizione degli ascoltatori".

Web radio, radio universitarie o prettamente specializzate in argomenti sportivi, ancora radio libere ma sempre un mezzo di collegamento e in molti casi, come in Africa, di denuncia sociale. Lo ricorda, al microfono di Stefano Leszczynski il missionario comboniano padre Fabrizio Colombo, direttore di Signis, organizzazione non governativa che comprende membri di 140 Paesi e che riunisce i settori radio, televisione, cinema, video, educazione ai media, internet e le nuove tecnologie della comunicazione:

“Nella mia esperienza di radio, soprattutto africana, ho visto come la radio sia veramente il cuore di una popolazione, e come la radio possa cambiare, anche, la vita di una popolazione. Grazie a un’intervista di un bambino sfruttato, le cose sono cambiate. Una delle cose più gravi che ho potuto constatare lì è una sorta di schiavitù moderna: i bambini vengono venduti dai genitori a degli allevatori e quindi spariscono in queste lande un po’ deserte, a volte vengono anche torturati perché non obbediscono. E’ proprio una specie di schiavitù. La radio che gestivo ha avuto il coraggio di intervistare uno di questi bambini che ha raccontato la storia della sua schiavitù e come ne è scappato. Ecco, questa storia ha cambiato completamente la vita di tanti altri bambini che sono riusciti a uscire, a fuggire da quella situazione di schiavitù. Non solo: ma ha obbligato anche il governo a prendere delle misure. Quindi, ecco la radio che è anche un medium che cambia la vita”.

L’ha cambiata a milioni di persone che ascoltavano la Radio Vaticana per ritrovare, durante la Seconda Guerra Mondiale, i propri parenti partiti per il conflitto. Dal suo microfono, in sei anni, vennero inviati più di un milione e duecentomila messaggi, più di 12mila ore di trasmissione. E se oggi si guarda al futuro,  attraverso un profondo rinnovamento, fa sempre effetto ascoltare Pio XI che, il 12 febbraio 1931, inaugurò l’emittente pontificia in presenza dell'inventore della Radio, Guglielmo Marconi:

"Qui arcano Dei consilio suc­cedimus in loco Principis Apostolorum, eorum nempe quo­rum doctrina et praedicatio iussu divino ad omnes gen­tes et ad omnem creaturam destinata est, et qui primi in loco ipso mira sane ope Marconiana uti frui possu­mus …".








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