2017-02-11 17:00:00

Sudafrica: sale la tensione politica e sociale nel Paese


In Sudafrica è sempre più aspro il confronto tra governo e opposizione: quest'ultima ha lanciato una campagna contro il presidente Zuma, accusandolo di corruzione. Accuse smentite dal capo di Stato. Intanto, prosegue la protesta degli studenti per l'aumento delle tasse universitarie. In questo contesto, l'economia sta vivendo un periodo difficile con un tasso di disoccupazione che arriva al 24%. A oltre 20 anni dall’inizio della transizione democratica che ha posto fine all’apartheid, il sogno di un Sudafrica motore di tutto il continente sta venendo meno. Ce ne parla Elvira Ragosta:

Gli anni ’90 del Novecento sono stati per il Sudafrica gli anni della transizione democratica. Le prime elezioni libere del 1994 assegnano la presidenza a Nelson Mandela, uomo simbolo nella lotta all’apartheid, la politica di segregazione razziale. Nasce la “Nazione arcobaleno”, che intraprende la strada del miglioramento in campo politico, sociale ed economico.  A oltre vent’anni dall’inizio di questo cammino, che  ha portato al riconoscimento di maggiori diritti e alla diminuzione della povertà estrema, il Sudafrica può rappresentare oggi il volano per l’economia del continente africano? Il professor Giovanni Carbone, responsabile dell’Osservatorio Africa dell’Ispi (Istituto di Studi di politica internazionale), per cui ha recentemente curato un rapporto dedicato al Sudafrica:

R. - Il Sudafrica deve essere uno dei volani-chiave per la regione dell’Africa subsahariana. Questa era l’aspettativa 20 anni fa e in parte ha svolto questa funzione, soprattutto nella prima fase. Purtroppo, questa funzione si è appannata in anni recenti. Certo, le aspettative erano enormi: l’immagine di cui godeva il nuovo Sudafrica post-apartheid era molto ottimistica, molto positiva a livello internazionale. Non tutto ha funzionato: sono stati raggiunti importantissimi progressi politici e socio-economici ma poi la crescita economica si è rallentata notevolmente; sono emerse tensioni sociali e soprattutto, in questo momento, c’è una grave crisi di leadership politica.

D. - Quella sudafricana è un’economia ancora molto legata alle materie prime, ma la digitalizzazione in alcuni importanti settori – come trasporti ed energia – sembra avanzare a ritmi più veloci rispetto al resto dell’Africa. Quali le strategie di sviluppo necessarie?

R. - Il Sudafrica è un punto di approdo dei grandi gruppi economici internazionali che puntano a penetrare il continente passando dal Sudafrica; è un’economia-laboratorio, in un certo senso, che combina reparti anche di economia informale di livello africano, con reparti invece estremamente avanzati di alta tecnologia. E’ un’economia molto infrastrutturata ed è per questo che è un punto di forza per l’intero continente.

D. - Non mancano nel Paese tensioni sociali, in parte, forse, anche legate a una serie di aspettative disattese dalla “rinascita sudafricana” degli anni ’90…

R. - Sì, ci sono stati diversi motivi che hanno scatenato importanti proteste sociali legate alle disuguaglianze che restano molto profonde. Ci sono state proteste legate all’immigrazione: il Sudafrica è anche un polo d’attrazione per i migranti che vengono dall’Africa in cerca di condizioni migliori; ci sono state fasi di rigetto degli oltre due milioni di stranieri che vivono nel Paese. Recentemente, un motivo molto forte di protesta sociale è stato dato dall’emergere di casi di corruzione nella cerchia più stretta della classe politica sudafricana attorno al presidente Jakob Zuma, che è stato oggetto d’indagini.








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