2017-02-11 10:00:00

Fra Fabello: oggi non si lotta per i diritti dei malati


“Lottare per il rispetto dell’integralità e della dignità delle persone”. Nel suo Messaggio per la Giornata mondiale del malato, che si celebra oggi, il Papa usa un verbo forte in difesa di chi patisce i disagi di una salute fragile. E ieri, nell’udienza alla Commissione per il servizio della carità e la salute della Cei, Francesco ha esortato a non speculare sui malati ma a usare verso i sofferenti la “fantasia della carità”. Su questi aspetti riflette fra Marco Fabello, direttore generale dell'Istituto Fatebenefratelli di Brescia, intervistato da Alessandro De Carolis:

R. – Oggi dobbiamo – tra virgolette – lottare molto per difendere certi diritti. In effetti siamo in un tempo in cui non si lotta per i malati e per le persone in genere, ma anche per lo stesso ambiente non si ottengono risultati accettabili. E lo vediamo adesso, in questi anni, come le persone anziane, le persone più deboli debbano lottare contro – ad esempio – la carenza di mezzi e di strutture o anche solo contro una impreparazione o la visione distorta della vita da parte di molti.

D. – I Fatebenefratelli sono esperti di pastorale sanitaria che promuovono anche con una specifica formazione accademica. Qual è - verrebbe da dire - l’attuale stato di salute di questa pastorale?

R. – Devo dire che c’è una migliore attenzione in questi anni a livello anche nazionale: però siccome prima si faceva poco, adesso quel poco che si fa sembra tanto, ma siamo ancora un po’ all’inizio e abbiamo ancora tanta strada da percorrere, anche perché la formazione di cui c’è bisogno oggi è molto più alta di quella di cui ci si poteva accontentare ieri. E se la professionalità della classe media è cresciuta deve crescere anche la professionalità della pastorale: deve avere almeno lo stesso grado di dignità e di formazione.

D. – Si parla sempre di sfide: quelle della pastorale sanitaria oggi quali sono?

R. – La sfida oggi è quella di essere capaci di rimanere nell’ambito sanitario, perché c’è anche una certa repulsione in alcune realtà verso la presenza, anche solo del sacerdote in ospedale o anche nel territorio. E’ anche per questo che probabilmente la Chiesa stessa invita a scendere nell’ospedale più grande, che è il territorio. Perché nel territorio deve trovare linfa lo spazio della pastorale della salute. Sappiamo tutti che ormai l’ospedale più grande è il territorio: l’ospedale tradizionale serve per alcuni giorni e poi dopo tutte le persone tornano ancora malate a casa.

D. – Il Papa, nel suo messaggio, nota come la Vergine apparsa a Lourdes parli a Bernadette, analfabeta e malata, con rispetto e senza compatimento. Questo è da sempre anche lo stile della missione dei Fatebenefratelli…

R. – Questo è ciò che dovrebbe declinare l’azione di ogni operatore sanitario: Fatebenefratelli, religiosi, laici. E’ proprio qui il bello dell’essere operatori sanitari: quello di vedere cioè in ogni essere umano una integrità, una grande totalità di persona. Non è ancora molto facile distinguere oggi un malato dall’altro oppure che un malato abbia meno diritti perché è meno presente e pensiamo ai malati di Alzheimer che molto spesso sono dimenticati, sono abbandonati a se stessi oppure sono ritenuti incapaci e quindi come incapaci sono anche abusate e abusate anche a livello economico e a livello pratico. Quindi io credo che il richiamo del Papa su Santa Bernadette sia assolutamente pieno di attualità e che questo rispetto sia un qualcosa che dobbiamo recuperare presto e bene.








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