2017-02-09 14:11:00

Bagnasco: vicini ai giovani in cerca di lavoro


“Non lasciate che qualcuno uccida la speranza dei vostri cuori". E’ l’appello lanciato oggi ai giovani dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, nella Messa celebrata a Napoli nella seconda giornata del convegno "Chiesa e lavoro" che vede riuniti i vescovi delle Diocesi del Sud. Il nostro inviato Federico Piana ha chiesto al porporato come la Chiesa possa manifestare la sua vicinanza ai giovani in questo momento così difficile:

R. – Innanzitutto con la vicinanza quotidiana alla gente e ai giovani in modo particolare, perché la vicinanza vuol dire che i giovani non devono sentirsi soli. E’ la prima cosa che devono fare e che fanno i sacerdoti e i vescovi come dono e come gioia, accanto a loro: mantenere la fiducia nel cuore dei ragazzi. In secondo luogo, sollecitarli e sostenerli e stimolarli a mettersi insieme, a non rassegnarsi. Questo è possibile se tra di loro riescono a creare reti buone e a creare e inventare lavoro facendosi finanziare dall’Europa, perché ogni anno l’Italia deve restituire all’Europa più di 4 miliardi di euro che non sono stati spesi per progetti particolari. Questa è una opportunità che non viene raccolta ed è un grave peccato. Bisogna utilizzare di più questi fondi.

D. – Molti dicono che la mancanza di lavoro soprattutto per il Mezzogiorno sia tra le cause che spingono molti giovani a finire tra le braccia della criminalità organizzata …

R. – Certo: questo è vero, purtroppo. Ma non dobbiamo rassegnarci. Soprattutto i giovani non devono rassegnarsi a questo, perché significa fare il gioco della malavita sulla loro pelle, sulla loro giovinezza, sulla loro capacità di inventare, sulla loro generosità: perché i giovani, veramente, oltre che intelligenti e capaci, sono anche generosi e desiderosi. Sono molto buoni. Mancano dei maestri e noi sacerdoti vogliamo essere vicini a loro come amici e come pastori. Detto questo, torno a dire che se i ragazzi, i giovani, aiutati dai sacerdoti, dai vescovi, dalle persone di buona volontà, dalle amministrazioni, riescono a creare dei mondi lavorativi, delle reti virtuose, si sostengono per non cadere nella rete della malavita e diventano contagiosi per la società intera.

D. – Per quanto riguarda le parrocchie, Papa Francesco parla sempre di andare incontro a chi sta nelle periferie…

R. – Ma i parroci ci sono, in tutte le periferie del centro e del non-centro delle nostre città, perché le periferie non sono soltanto localistiche, logistiche, ma sono interiori, come lui, il Santo Padre, dice spesso: sono esistenziali. E i preti, appunto, condividono; sono gli unici a condividere la vita della gente: diciamolo chiaramente. Sono gli unici, perché sono sempre accanto a loro, alla gente; e questo è un dovere ma è anche una grande grazia per noi preti: poter stare accanto alla gente, conoscerla da vicino e condividere per tutto quello che possiamo.








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