2017-02-02 13:58:00

Colombia: Farc depongono armi. Nasce Tribunale speciale per reati di guerra


Procede in Colombia il processo di pacificazione, che mira a reintegrare i guerriglieri delle Farc, come previsto dai nuovi accordi di pace siglati nel novembre scorso, tra il governo di Bogotà e le Forze Armate Rivoluzionarie (Farc), dopo la bocciatura referendaria degli accordi firmati invece a settembre. Roberta Gisotti ha intervistato Gianni La Bella, docente di Storia contemporanea all’Università di Modena e Reggio Emilia, che ha supportato come membro della Comunità di Sant’Egidio, il processo negoziale, avviato nel 2012.

Oltre 4.500 su circa 6.300 guerriglieri delle Farc – ha assicurato il Presidente colombiano Santos - sono già confluiti nelle 26 aree deputate dove deporranno le armi, per reintegrarsi nella società. Intanto ieri il Parlamento di Bogotà ha approvato la Speciale giurisdizione per la pace. Prof. Di Bella che cosa vuol dire?

R. – E’ una tappa molto importante! Sostanzialmente il Parlamento ha approvato l’istituzione di un Tribunale speciale - e le relative norme che lo regoleranno – che avrà il compito specifico di giudicare tutte quelle persone che, durante la lunga guerra civile, si sono macchiate di reati. Nell’Accordo precedente – quello che era stato bocciato dal referendum – questo Tribunale prevedeva anche l’inserzione di personalità straniere: invece la revisione dell’Accordo approvato in novembre ha cancellato questa aspetto e quindi sarà un Tribunale fatto da giudici e da uomini di legge colombiani. Questo è molto importante, perché può contribuire ancora di più a permettere un processo di unificazione e di ridefinizione della coesione nazionale.

D. - Ma c’è anche un altro fronte di pace, oltre le Farc, per normalizzare la Colombia?

R. - Siamo anche alla vigilia – martedì prossimo a Quito - del processo di pace che riguarda l’altra guerriglia colombiana, l’Eln-Esercito di liberazione nazionale. E questo appuntamento è un’altra tappa molto importante – e speriamo che sarà una trattativa breve – perché potrà portare a quella pace definitiva per il popolo colombiano.

D. – Le cronache della Colombia riportano di polemiche, di tensioni che persistono con la popolazione locale… Certo, non si cancella facilmente mezzo secolo di conflitto, che ha procurato solo sul fronte di guerra con le Farc 200 mila morti.

R. – Certo! E questo purtroppo avviene in ogni processo di pace. E non solo non si può cancellare in un giorno la storia di 50 anni, ma neanche le vicende personali che pesano molto: ci sono contesti e micro-contesti complessi in cui ricostruire tessuti sociali, che sono stati distrutti da anni di devastazione militare, di devastazione  guerrigliera, non è certo una cosa facile. Io credo che questi aspetti non debbano impedire né all’opinione pubblica né al Paese di perseverare in questo cammino di pace, che sarà evidentemente nel corso del tempo anche un grande processo di risanamento di tutte queste ferite. Il dialogo, l’assunzione delle responsabilità, la spiegazione di quanto è accaduto, la ricostruzione della storia di questi avvenimenti sono tutte tappe che permetteranno la nascita di questa nuova Colombia.

D. – Il nuovo Accordo, rispetto al precedente, ha previsto la restituzione da parte delle Farc dei loro beni e denari per aiutare le vittime del conflitto. Questo sarà facile da realizzare?

R. – Moderatamente facile, perché qui entriamo in un campo oserei direi ‘occulto’, di cui si sa poco o niente! Quanti sono questi soldi? Dove sono? Chi ne è il legittimo proprietario? Come verranno trasmessi e come potranno essere utilizzati per il riscatto delle condizioni delle persone che sono state vittime? Questo è un aspetto che ha oggettivamente delle difficoltà pratiche, ma mi sembra di poter dire che ambedue le parti – sia la dirigenza delle Farc, sia il governo – sono intenzionate a perseverare per raggiungere al più presto la sua realizzazione.








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