Continuano a far rumore le decisioni anti-immigrazione del presidente americano Donald Trump. Si registrano nuove proteste di piazza, mentre anche l’Onu si è schierato contro il bando da sette Paesi arabi. Preoccupazione anche della Chiesa caldea in Iraq. Il servizio di Giancarlo La Vella:
"Lo Stato deve essere neutro, non religioso. La decisione di Trump è una trappola
per i cristiani". Lo ha detto il Patriarca di Babilonia dei caldei e
presidente della Conferenza episcopale irachena, mons. Louis Raphael Sako, in un'intervista
al Tg2000 della Cei, "Coloro che hanno un legame con il terrorismo - ha detto ancora
- non devono entrare negli Usa, ma le altre persone che cercano una sicurezza per
le loro famiglie devono avere questa possibilita'. Questo e' un diritto dell'uomo".
Ma muro col Messico e porte sbarrate negli Usa a chi proviene da Iran, Iraq, Yemen,
Siria, Libia, Sudan, e Somalia, per Trump rappresentano isure necessarie in questo
momento storico per proteggere la Nazione americana. Una posizione decisa, tanto che
il Capo della Casa Bianca ha ieri licenziato Sally Yates, ministro della Giustizia
reggente, che aveva ordinato al suo Dipartimento di non difendere in tribunale il
decreto presidenziale sull'immigrazione, che poi di fatto ha ricevuto il veto della
magistratura. Al suo posto nominato Dana Boente, procuratore del distretto orientale
della Virginia. La stretta di Trump sugli immigrati sta provocando indignazione generale
in tutto il mondo, non solo negli Usa. Le Nazioni Unite stigmatizzano il bando come
illegale e meschino, la cancelliera tedesca Merkel giudica il provvedimento non giustificato
dalla lotta al terrore. E anche Barack Obama fa sentire la sua voce e si dice rincuorato
dalla risposta del Paese di fronte a quella che appare solo come una discriminazione
religiosa.
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