2017-01-30 13:56:00

Elezioni in Francia e Germania: quale futuro per l'Europa?


L’affermazione in Francia, alle primarie del Partito Socialista, del radicale Benoit Hamon per la corsa alla presidenza e, in Germania, la scesa in campo di Martin Schulz, tra i socialdemocratici, per contendere il cancellierato ad Angela Merkel, fanno intravedere per l’Europa un anno di serrati confronti politici. Da considerare anche l’ascesa delle destre nazionaliste e antieuropeiste. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Francesco Gui, docente di Storia dell’Europa e Federalismo all’Università La Sapienza di Roma:

R. - Penso che quanto sta avvenendo sia voluto, perché facciamo sempre grandi alleanze e lasciamo molto spazio a destra o a sinistra alla crescita di partiti alternativi. Quindi riprendere una dialettica tra destra e sinistra tradizionali, penso che sia un modo per evitare questo pericolo. Quindi non vedo solo l’aspetto negativo. Ciò non toglie che la situazione non sia affatto promettente, perché non si vedono molte prospettive.

D. - Il fronte antieuropeista potrebbe rafforzarsi in questo contesto?

R. - Purtroppo mi sembra che riceva un impulso notevole da quello che è successo negli Stati Uniti, perché poi  - aldilà della figura veramente inusuale di Trump - sembra quasi che ci sia un ritorno a delle concezioni di sovranità dello Stato nazionale contrapposte ai modelli dell’integrazione sia dell’Europa, in senso federale, ma anche di quel rapporto Europa - Stati Uniti che si stava delineando con un accordo commerciale, che aveva anche un significato politico, non soltanto puramente commerciale. Questo impulso - a partire dall’Inghilterra che si tira fuori dall’Unione Europea, Trump che dice: “Andiamo d’accordo con Putin”, atti di riguardo nei confronti della signora Le Pen, sento anche dire: “Ma, in fondo, sarebbe meglio se la trattasse come Stato invece che membro dell’Unione Europea” - porta ad un processo che può cambiare molto e incoraggiare tutte quelle reazioni che potremmo chiamare populiste, sovraniste. Questa è la cosa che mi sembra pericolosa.

D.- Una situazione che rende un’Europa sempre più frastagliata e quindi con una voce sempre più debole sul fonte internazionale di fronte a varie crisi che stiamo vivendo?

R. - Certo, questa è la sfida. Non sono poi così pessimista da ritenere che l’Europa non possa trovare una propria coesione e un dialogo con quella parte dell’America - che poi è maggioritaria - che oggi sembra scomparsa, però ancora esiste, ed è perplessa non meno di noi e quindi rilanciare questo progetto. Per certi aspetti può esser anche un momento di maturazione e di convinzione delle proprie volontà, delle proprie determinazioni rispetto alle incertezze in cui siamo vissuti fino ad adesso. Spero che le persone responsabili e le stesse forze economiche e sociali trovino questo slancio. Certo, anche in Francia pensare di risolvere solo con la sinistra non convenzionale, mi sembra troppo poco. Purtroppo i fattori sono tanti, ma spero soprattutto che con un dialogo Europa-Stati Uniti, tra le forze che credono ancora in questo modello di integrazione, si possa ancora ritrovare la strada per invertire il processo in corso.








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