“Mai nessuna vita o persona umana sia trattata come un oggetto da manipolare o come merce “usa e getta”. Ha citato san Giovanni Paolo II, ieri l’arcivescovo Ivan Jurkovič, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu e le altre organizzazioni internazionali di Ginevra, intervenendo nella città elvetica al 140.mo incontro del Consiglio esecutivo dell’Oms sul tema “Principi per un consenso globale alla donazione e alla gestione del sangue e dei prodotti medici di origine umana”. “Di fronte alle iniquità costituite dallo sfruttamento e dal traffico degli organi umani – è stato l’appello - i governi dovrebbero assumersi la responsabilità di promuovere e preservare gli standard necessari per garantire l'equità nelle pratiche di donazione e accesso al sangue e ai prodotti medici di origine umana.
I governi mettano al bando il traffico di organi e il turismo dei trapianti
Rimarcando la necessità di una convergenza internazionale sui principi che tutelano
sia la dignità dei donatori e che la salute e la sicurezza di tutti i malati, il presule
ha quindi ricordato l’appuntamento promosso il 7 e l’8 febbraio prossimi in Vaticano
dalla Pontificia Accademia delle Scienze sul tema del Traffico di Organi e Turismo
dei trapianti con l’obbiettivo di esaminare tali piaghe e chiedere alle autorità internazionali
di lavorare per una loro risolutiva messa al bando ed eradicazione
Ricordato l’appello del Papa a porre fine all’esclusione sociale
L’Osservatore Permanente della Santa Sede ha quindi fatto presente l’esortazione di
Papa Francesco ai leader mondiali affinché compiano passi concreti e costanti per
porre fine al fenomeno dell’esclusione sociale ed economica e alle sue nefaste conseguenze,
prime fra tutti il traffico di esseri umani e il mercato di tessuti e organi umani.
Fondamentale quindi tutelare le persone che non hanno accesso alle necessarie medicine
di origine umana, ma allo stesso modo è prioritario contrastare lo sfruttamento degli
esseri umani, appartenenti spesso ai gruppi sociali più svantaggiati e vulnerabili.
Promuovere la responsabilità dell’amore e della carità
Necessario anche promuovere e preservare alti standard di cure mediche, garantire
una disponibilità affidabile ed un’equità nelle pratiche di donazione e accesso ai
prodotto medici di origine umana, tutelare la riservatezza delle persone coinvolte
e proteggere i soggetti coinvolti dai rischi fisici e psicosociali derivanti da tali
pratiche. “Ancora più importante – conclude – mons. Jurkovič – è forse la necessità
di riconoscere e promuovere” quella che Benedetto XVI ha definito “la responsabilità
dell'amore e della carità, che impegna a fare della propria vita un dono per gli altri,
se si desidera davvero realizzare se stessi”. (A cura di Paolo Ondarza)
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