La sofferenza, la paura e le lacrime delle innumerevoli vittime dell'odio cieco che hanno subito la deportazione, la prigionia e la morte in quei luoghi disumani e perversi non devono mai essere dimenticate. E’ quanto ha dichiarato mons. Janusz Urbańczyk, rappresentante permanente della Santa Sede presso l’Osce, intervenendo ieri a Vienna alla 1129.ma Assemblea del Consiglio permanente di questo organismo. Durante la riunione, dedicata alla Giornata internazionale di commemorazione in memoria delle vittime dell’Olocausto, che si celebra oggi 27 gennaio, mons. Urbańczyk ha anche sottolineato che quella terribile sofferenza smaschera il “completo disprezzo per la dignità di ogni persona”.
Maggiore rispetto per la dignità di ogni persona
In secondo luogo – ha detto il presule ricordando le parole pronunciate da Papa Francesco
in occasione, il 17 gennaio 2016, della visita al Tempio maggiore di Roma – l’olocausto
“ci insegna che occorre sempre massima vigilanza, per poter intervenire tempestivamente
in difesa della dignità umana e della pace”. Si tratta di un appello - ha aggiunto
- a rinnovare l’impegno per garantire “un maggiore e incondizionato rispetto per la
dignità di ogni persona”. Deve anche essere riconosciuto – ha spiegato il rappresentante
della Santa Sede - l’impegno di quanti, anche a rischio della loro vita, si sforzano
per proteggere le persone perseguitate, “resistendo alla follia omicida che li circonda”.
Necessaria una “trasfusione della memoria”
Mons. Urbańczyk ha poi ricordato le parole dello scrittore Elie Wiesel, sopravvissuto
ai campi di sterminio nazisti, secondo cui è necessaria una “trasfusione della memoria”.
Abbiamo bisogno di “ricordare”, di “ascoltare la voce dei nostri antenati”. Questo
– ha affermato il presule riferendosi all’esortazione apostolica di Papa Francesco
“Evangeli Gaudium” - ci aiuterà a “non ripetere gli stessi errori del passato”. Ma
ci aiuterà anche a riappropriarci – ha osservato mons. Urbańczyk ricordando quanto
detto dal Papa in occasione, lo scorso 6 maggio, del conferimento del Premio Carlo
Magno - di quelle esperienze che hanno permesso ai nostri popoli “di superare le crisi
del passato”. “Il passato – ha sottolineato il presule - deve servire da lezione per
il presente e per il futuro.
Non ci sia posto per l’antisemitismo in qualsiasi forma si manifesti
La Santa Sede – ha detto mons. Urbańczyk – attribuisce grande importanza all’educazione,
soprattutto nelle scuole, per contrastare sia l’antisemitismo sia le tesi negazioniste
dell’Olocausto. Di fronte alla barbarie della Shoah, la Comunità internazionale, gli
Stati e le persone devono sforzarsi di vivere “i principi della pace, della giustizia,
della solidarietà e della riconciliazione”. Devono farlo – ha detto l’osservatore
permanente – per una semplice ragione. “La crudeltà – come ha detto Papa Francesco
- non è finita ad Auschwitz e Birkenau”. Questa Giornata della memoria aiuti la comunità
internazionale a creare un futuro – ha concluso il presule ricordando quanto affermato
dal Pontefice il 25 maggio 2014 durante la cerimonia di benvenuto all’aeroporto internazionale
di Tel Aviv – in cui ”l’esclusione e lo scontro lascino il posto all’inclusione e
all’incontro”. Un futuro “dove non ci sia posto per l’antisemitismo, in qualsiasi
forma si manifesti, e per ogni espressione di ostilità, discriminazione o intolleranza
verso persone e popoli”.
All the contents on this site are copyrighted ©. |