2017-01-20 15:41:00

Sisma: la rabbia della sofferenza


“Non dimentichiamoci che la premessa all’istituzione del fondo solidale 45500 era proprio la condizione di EMERGENZA. Tu non puoi giocare sul discorso emotivo che si genera di fatto a seguito di queste vicende terribili, per poi dire:  io questi soldi li incamero,  dopo  di che li utilizzerò. NO; gli italiani hanno profuso questi denari al fine di aiutare chi era in difficoltà!”


Le parole di Don Fabio Gammarota, parroco di Città Reale e Posta, sono taglienti e accalorate. Manifestano  la stanchezza e lo sconforto,  la fiducia per le istituzioni che si sgretola lentamente, la paura crescente di domani oscuri e incerti che si ripetono da troppo, troppo  tempo. I paesi sono oramai luoghi spettrali, popolati da un manipolo di anziani e da pochi familiari che li sostengono. Resistono gli allevatori sperduti nelle montagne, irraggiungibili da giorni.
Compone questo spaccato di resilienza l’allevatore e presidente  della Coldiretti di Macerata, Francesco Fucili; più quieto e fiducioso, un uomo abituato a ravvisare l’alba dalle fessure nodose delle sue stalle, a scavare la terra colle mani ghiacciate.
C’è poi il racconto di un giovane ingegnere a cui il destino ha inflitto memorie terribili; ha vissuto la furia dei terremoti più rovinosi degli ultimi 8 anni, scavando tra le macerie dell’Aquila, di Città Reale e  altri comuni limitrofi. Si chiama Gianfranco Di Cesare e oggi continua a scavare, non macerie, ma chili e chili di neve. Lui è rimasto, per assistere e confortare i suoi compaesani superstiti. Sogna di riportare i suoi coetanei nelle comunità desolate, di ritrovare la spensieratezza di un tempo.
Tutti noi, nella preghiera, glielo auguriamo. 
 








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