2017-01-15 09:50:00

I minori non accompagnati a Papa: speriamo le cose cambino


"Abbiamo la speranza che le cose possono ancora cambiare": con queste parole si chiude la lettera indirizzata al Papa  in occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, da alcuni minori stranieri non accompagnati tra quelli che si trovano nelle strutture di prima accoglienza a Lampedusa e a Siracusa, o frequentano i Centri diurni di Save the Children a Roma, Milano e Torino. Lo scorso anno in Italia sono sbarcati più di 25.800 minori non accompagnati. Alessandro Guarasci ha sentito Fosca Nomis, responsabile Relazioni Istituzionali di Save the Children Italia:

R. – Il sistema -  essendo raddoppiato sostanzialmente il numero dei minori stranieri non accompagnati arrivati in Italia rispetto all’anno scorso - sicuramente è stato messo sottopressione: è riuscito in parte a reagire, ma ci sono state grandi difficoltà nel riuscire a garantire effettivamente quell’accoglienza che sarebbe dovuta a minori stranieri non accompagnati. Si tratta di persone di minore età che arrivano da sole in Italia senza un adulto di riferimento, e che dovrebbero essere accolti da una rete di protezione che garantisca loro - da un lato – l’integrazione per coloro che decidono di rimanere in Italia e quindi proseguire il loro percorso di integrazione in Italia o  - dall’altro – di continuare  il loro viaggio verso altri Paesi, soprattutto per quei ragazzi che sono delle nazionalità prevista dalla rilocation, consentendo loro  il trasferimento sicuro dall’Italia ad altri Paesi europei. E questo riguarda principalmente gli eritrei, i siriani e i palestinesi.

D. – Quanti di questi ragazzi, poi, spariscono in Italia?

R. – I dati dell’Europol del 2015 dicono che sono scomparsi 5.000 minori stranieri nel corso dell’anno. Questo dato include sia ragazzi e ragazze scomparsi che si rendono irreperibili alle istituzioni per poter continuare quel viaggio che non vogliono che si fermi in Italia, ma che consenta loro di arrivare anche in altre città; ma anche minori che, in alcuni casi, possono finire anche nelle maglie di organizzazioni criminali vere e proprie che li sfruttano e parliamo di sfruttamento lavorativo e sfruttamento sessuale.

D. L’Italia come terra di frontiera, come confine sud dell’Europa, proiettata poi tra l’altro verso l’Africa, che cosa può fare concretamente per tutelare maggiormente questi ragazzi?

R. – La prima cosa che noi chiediamo che l’Italia faccia - e in particolare il Parlamento italiano - è di approvare un Disegno di Legge attualmente fermo al Senato, che mette insieme sostanzialmente la normative relativa all’immigrazione e quella sui diritti dell’infanzia, quindi sulla protezione, e che preveda un sistema organico e strutturato di accoglienza - dallo sbarco alla prima accoglienza, alla seconda accoglienza - e che permetta una modalità di integrazione che sia più equa ed ordinata all’interno del nostro Paese.








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