2017-01-10 14:52:00

Ambasciatore Ferrara: per Francesco, terrorismo è miseria spirituale


All'indomani dell'intenso e articolato discorso di Papa Francesco al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, dedicato al tema della sicurezza e della pace, ascoltiamo il commento dell'ambasciatore Pasquale Ferrara, docente di diplomazia all'Università Luiss e di relazioni internazionali all'Istituto Sophia di Loppiano. L'intervista è di Fabio Colagrande:

R. – Mi ha colpito molto il riferimento a due date. Innanzitutto il 1917 e soprattutto l’accento sul fatto che in quell’anno la Prima guerra mondiale diventò veramente globale. Questo fa un po’ da pendant all’affermazione del Papa, che è stata ripetuta in varie circostanze, circa la “guerra mondiale a pezzetti”, non dichiarata ma a segmenti, a sottolineare un po’ l’instabilità che caratterizza questo periodo della storia mondiale. Ma c’è anche un’altra data, questa volta positiva, nel discorso. Un altro anniversario, che è quello dei 50 anni della “Populorum Progressio” del Beato Paolo VI che credo il Papa abbia voluto menzionare per dare il senso al ruolo che la Chiesa cattolica anche oggi ha nella direzione della pace. Il grande slogan dell’Enciclica “Populorum Progressio” era: “Lo sviluppo è il nuovo nome della pace”.

D. – Come le sembra che il Papa abbia affrontato il tema centrale del rapporto tra religioni e pace?

R. – Lì il Papa ha immediatamente sgombrato il campo, come di solito fa, in modo molto preciso e molto deciso, rispetto all’uso - strumentale, ovviamente - della religione per scopi di violenza o addirittura di terrorismo. E si è detto convinto che in realtà ogni espressione religiosa sia chiamata a promuovere la pace, richiamando anche le opere di pace delle grandi religioni. Questo mi sembra un messaggio molto importante in questo momento in cui molte espressioni del terrorismo internazionale e transnazionale si rifanno a una sorta di pseudo-ideologia religiosa che non può assolutamente essere accettata perché presenta la religione come un pretesto ideologico per ben altri scopi. Mi sembra importantissimo che si associ il terrorismo non tanto e non solo a una miseria - nel senso di povertà ed esclusione - come talvolta viene fatto con analisi un po’ frettolose, ma soprattutto a una miseria spirituale, cioè al fraintendimento o all’utilizzo - come dicevo prima - strumentale della religione.

D. – Ecco: un altro argomento affrontato nel discorso, dal Papa, è stato quello della gestione dei flussi migratori. In che modo l’ha approcciato Papa Francesco?

R. – Questa volta mi sembra che il Papa sia stato molto chiaro e anche molto equilibrato nel prospettare da una parte il diritto di ogni essere umano ad immigrare in altre comunità; però, dall’altra parte, sottolineando che questo deve avvenire senza che le comunità che accolgono gli immigrati percepiscano questo come una minaccia alla propria sicurezza o anche alla propria identità culturale. Per fare ciò c’è bisogno - dice il Papa - di saggezza e lungimiranza dei responsabili politici, cosa che purtroppo non sempre riscontriamo, soprattutto nella nostra amata Europa. E da questo punto di vista, credo che sia stato molto importante che il Papa abbia citato e ringraziato non solo l’Italia ma anche la Germania, la Grecia e la Svezia per l’accoglienza umanitaria.

D. – Non poteva mancare poi l’analisi dei conflitti irrisolti, in primis quello israelo-palestinese. Qui il Papa ha fatto alcune annotazioni interessanti…

R. – Noi, spesso, ci abituiamo a dei conflitti che rischiano di diventare eterni, come nel caso del conflitto israelo-palestinese. Il Papa dice: questa non è una situazione che noi possiamo accettare; bisogna che in modo negoziale, in modo bilanciato, si trovino delle soluzioni. Non basta solamente il processo di pace: questo processo deve portare anche a degli accordi di pace. Mi sembra anche che in tale contesto abbia avuto un ruolo importante l’Africa. Rricordiamo il grande gesto dell’inaugurazione dell’Anno Santo con l’apertura della Porta Santa a Bangui, proprio dal cuore del continente africano; e l’Africa è anche molto presente in questo discorso. Il Papa ha menzionato in particolare il Sudan, il Sud Sudan, la Repubblica Democratica del Congo e credo che questo sia un altro dei punti di riferimento, uno degli ancoraggi importanti che il Papa consegna alla comunità internazionale.








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