2017-01-05 19:01:00

Morto il linguista De Mauro. Mattarella: lutto che colpisce tutta l'Italia


Mondo della cultura in lutto per la morte ad 84 anni di Tullio De Mauro, celebre linguista e docente italiano. Cordoglio dal mondo politico. Il presidente Mattarella: “la sua testimonianza  resterà nel Paese come spinta all’impegno e come rafforzativo del valore educativo della scuola”. La camera ardente del professore sarà allestita venerdì 6 gennaio a Roma presso l’Aula 1 di Lettere della Sapienza. Sabato 7 invece si terrà la commemorazione pubblica. Cecilia Seppia:

Linguista, docente universitario, saggista, e ministro della pubblica istruzione dal 2000 al 2001, ma soprattutto una delle figure più autorevoli della cultura italiana del Dopoguerra, così moderno da concepire la conoscenza come un fattore di democrazia e di sviluppo sociale. Nato a Torre Annunziata il 31 marzo 1932, Tullio De Mauro si laurea in lettere, insegna a Napoli, Chieti, Palermo e Salerno ma è alla Sapienza di Roma che fonda la sua attività e la sua didattica. A lui il merito di aver fatto conoscere in Italia il "Corso di linguistica generale" di Ferdinand de Saussure. La sua "Storia linguistica dell’Italia unita", scritto nel 1963 e giunto alla quindicesima edizione  con cui ricostruisce la storia sociale italiana attraverso la lingua, apre una quantità enorme di prospettive sviluppate in studi successivi, per non parlare del Dizionario italiano dell’uso, in sei volumi, pubblicato da Utet. Forte il suo impegno civile, condotto in diverse forme, che si concretizza soprattutto in una battaglia per il miglioramento della scuola e nell’urgenza di combattere l’“analfabetismo di ritorno”, cioè la perdita di competenze necessarie alla scrittura e alla lettura a causa del mancato esercizio, una volta finiti gli studi. Il ricordo di Luca Diotallevi, suo studente e oggi docente di sociologia all’Università Roma Tre

"Era una persona straordinaria, di grande capacità didattica, sapeva spiegarti cose nuove e difficili in un modo che ti impegnava ma risultava possibile; la sua era una severità affascinante e dolce al tempo stesso. L'impegno civile, la comprensione del valore della lingua e il severissimo e disciplinatissimo impegno culturale, si alimentavano l'uno l'altro in De Mauro, questo rende il suo impegno politico, culturale, il suo riformismo serio diversissimo dalle cose che noi oggi siamo purtroppo chiamati a chiamare con lo stesso nome".  

Attraverso la lingua De Mauro guarda alla cultura delle persone e alle persone in senso lato. Per lui la persistenza del dialetto non è certo un’arretratezza, anzi, come linguaggio dell’espressività e dell’affettività rappresenta un arricchimento della capacità comunicativa. L’arretratezza era un’altra e risiedeva appunto nella perdita progressiva di competenze reali che il mondo politico e istituzionale non riusciva a comprendere. Era di questo che De Mauro si occupava in prevalenza, non di grammatica o di sintassi, ma della lingua come un sistema di norme il cui possesso rendeva uguali.

 

 








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