2017-01-05 13:55:00

Israele si divide sulla condanna del soldato Azaria


Israele si divide sul caso di Elor Azaria, il soldato 21enne condannato da un tribunale militare di Tel Aviv per l’assassinio a freddo di un assalitore palestinese che, ferito, giaceva a terra. Il militare rischia fino a 20 anni di carcere. I giudici devono decidere nei prossimi giorni, probabilmente il 15 gennaio, quale pena comminare. Nel frattempo, però, il Paese è in preda alle proteste con, da una parte, il premier Netanyahu, il governo e gli ultras di destra schierati al fianco del giovane e, dall’altra, le forze di centrosinistra e parte della società che condannano il comportamento del militare. Sul significato di questa condanna, Francesca Sabatinelli ha intervistato Janiki Cingoli, direttore del Centro italiano per la pace in Medio Oriente:

R. – Intanto mette in luce il fatto che in Israele c’è democrazia, perché se c’è una sentenza che condanna giustamente un soldato che ha ucciso a bruciapelo un palestinese che stava compiendo atti terroristici, ma che era stato già neutralizzato e steso a terra, questo vuol dire che qualcosa funziona. È stata importante, da questo punto di vista, la presa di posizione di Gadi Eizenkot, capo di Stato maggiore dell’esercito, che ha detto che i soldati non sono dei figli di papà in preda a reazioni emotive, ma sono soldati e come tali devono comportarsi, con tutto l’onore che questo comporta. Questa presa di posizione di Eizenkot è stata importante, così come quella dell’ex ministro della Difesa Moshe Ya'alon, che è stato poi dimissionato da Netanyahu, ma che ha difeso l’incriminazione di questo soldato. Ora, seppur comprensibile da un punto di vista elettorale, secondo me è abbastanza scandalosa la reazione di Netanyahu che, senza neanche attendere la sentenza, ha chiesto che il soldato venisse graziato, ma questo può farlo o il ministro della Difesa, Avidgor Lieberman, o il capo dello Stato, Reuven Rivlin. Credo che  sia difficile una grazia immediata. Tuttavia la pressione nella società israeliana è molto forte, così come è forte la tensione dovuta ai recenti atti terroristici di lupi solitari che hanno aggredito i cittadini israeliani.

D. - Le ripercussioni di questo processo potrebbero essere pesanti una volta annunciata la pena? Da una parte abbiamo gli ultras della destra e gran parte del mondo politico, dall’altra la sinistra israeliana; e poi i palestinesi che, addirittura parlano di processo farsa messo in piedi da Israele soltanto per evitare di essere portato davanti alla Corte internazionale di giustizia. Cosa ci si può aspettare?

R. - Si deve tenere presente però che c’è anche la reazione dell’esercito, perché si è pronunciato Eizenkot, il che in Israele non è che non conti nulla. Questo dipende da quale sarà la pena annunciata il prossimo 15 gennaio e, secondo, se il soldato sarà graziato o meno. In questo momento è  in atto uno scontro tra principi democratici elementari e l’esigenza di unità nazionale, di difesa dei sentimenti di reazione contro il pericolo, che in Israele è molto estesa e su cui fa leva Netanyahu, così come fanno Naftali Bennett (Ministro dell'Economia e Ministro dei Servizi Religiosi dell’attuale governo Netanyahu, nonché leader del partito La Casa Ebraica, ndr) e gli altri alleati di centrodestra del governo. Occorre quindi capire che cosa succederà prima di dare un giudizio su quelle che potranno essere le conseguenze di questa sentenza.








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