2017-01-02 16:44:00

Turchia. Polizia: attentatore è 25enne dello Xinjiang cinese


Prosegue la caccia all’uomo in Turchia, dove la polizia ha già arrestato 12 jihadisti per complicità nell’attentato della notte di Capodanno a Istanbul. Secondo le ultime verifiche, l’attentatore sarebbe originario della regione cinese dello Xinjiang. Roberta Barbi:

Avrebbe 25 anni e verrebbe dell’Asia centrale, precisamente dalla regione autonoma cinese dello Xinjiang abitata dagli uiguri, una minoranza di fede islamica con una lingua simile al turco. Sarebbe vicina l’identificazione del killer della notte di Capodanno a Istanbul, secondo la polizia locale, che ne avrebbe ricostruito anche il percorso: secondo le immagini analizzate, l’uomo avrebbe raggiunto in taxi il locale Reina - teatro della strage - ma si sarebbe fatto lasciare a pochi minuti di distanza a causa del traffico. Inoltre, potrebbe aver fatto parte anche della cellula terroristica responsabile dell’attacco all’aeroporto Ataturk del 28 giugno.

E mentre nella rivendicazione da parte dello Stato islamico si parla di “vendetta” per le bombe turche in Siria e il sedicente califfo al Baghdadi diffonde nuovi messaggi in cui incita ad azioni contro il Paese, la polizia turca ha già effettuato 12 arresti. Secondo indiscrezioni, sembra che il 30 dicembre la Turchia avesse ricevuto segnalazioni di possibili attacchi durante i festeggiamenti ad Ankara o Istanbul. Fra le 39 vittime, infine, nessun italiano: è la conferma della Farnesina.  

 

Quello che gli osservatori si chiedono è se l’attentato di Istanbul rappresenti un cambio in chiave terroristica della strategia dell’Is. Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Emanuele Schibotto, del sito “geopolitica.info”:

R. – Credo proprio di sì … sarà un anno pericoloso per tutti noi, in Europa. Per diversi motivi: perché è un anno di elezioni in tutto il continente e ci sarà incertezza politica. Sappiamo che molto spesso l’incertezza crea condizioni per poter agire. C’è il pericolo dei lupi solitari, che sono sempre più incentivati e controllati dal sedicente Stato Islamico; sono lupi solitari, ma si sipirano sempre a un’ideologia comune.

D. – Aumentando il livello di attenzione contro possibili attacchi terroristici, è forse questo il momento di creare un fronte internazionale più compatto contro il Califfato?

R. – E’ questo il momento per alzare la voce e cercare di far fronte comune a una minaccia che è senz’altro condivisa da tutti: dalla Russia, dagli Stati Uniti; anche se gli Stati Uniti per diverse ragioni si stanno allontanando dall’arena mediorientale, sono comunque interessati. E' interessato poi il versante centroasiatico … Ci sono, comunque, anche ragioni per essere positivi, a mio modo di vedere, perché diciamo che possiamo anche leggere le mosse recenti dell’Isis come le ultime cartucce da sparare, atti segnati quasi dalla frustrazione, perché il contesto nel quale si sta muovendo sta mutando, e anche in maniera rapida. La Russia ha preso il controllo della Siria e quindi c’è un Paese più stabile; per questo ci sono condizioni mutate e proprio per questo c’è da stare molto attenti, ma è anche vero che ci sono motivi – ripeto – per essere ottimisti …








All the contents on this site are copyrighted ©.