2016-12-31 12:08:00

Congo: accordo raggiunto, Kabila in carica fino al 2018


Situazione di stallo per la Repubblica Democratica del Congo: dopo mesi di tensione e proteste, governo e opposizione hanno raggiunto un accordo politico tra le parti, grazie anche alla mediazione dei vescovi cattolici. Il mandato del presidente Joseph Kabila, terminato a dicembre, dovrebbe rimanere valido almeno fino al 2018, momento in cui si terranno le elezioni presidenziali legislative e amministrative, che vedranno l’ascesa di un nuovo capo di Stato. Un momento di respiro per il Paese, recentemente turbato da numerosi scontri, che hanno visto circa 40 vittime solo nei giorni precedenti al Natale. A delineare un quadro socio-politico dell’attuale contesto la prof.ssa Anna Bono, docente di Storia e Istituzioni dell’Africa dell'Università di Torino, intervistata da Sabrina Spagnoli:

R. – L’accordo prevede che si vada al voto entro la fine del 2017. Il voto presidenziale si sarebbe dovuto svolgere già il mese scorso; le elezioni erano state sospese con il pretesto che mancassero le condizioni per svolgerle; soprattutto, mancava un aggiornamento degli aventi diritto al voto. In realtà, tutta questa situazione è nata dal fatto che il presidente Kabila ha già ricoperto due mandati presidenziali; la Costituzione del Congo prevede che questo sia il limite, cioè dopo aver svolto due mandati presidenziali un cittadino del Congo non può più presentarsi, non può più candidarsi e il presidente Kabila rifiuta questa situazione. Non è ancora riuscito a ottenere una modifica della Costituzione come invece altri suoi colleghi sono riusciti a ottenere in altri Paesi africani; a maggio aveva ottenuto però dal Parlamento una legge molto importante. Importante, perché? Perché prevedeva che nel caso in cui le elezioni dovessero essere rinviate per qualunque motivo, il presidente in carica sarebbe rimasto fino al momento in cui queste elezioni si sarebbero potute svolgere. Puntualmente, a settembre la commissione elettorale ha annunciato che “malauguratamente” le elezioni avrebbero dovuto essere rimandate; rimandate, fino all’aprile 2018. Il che ha provocato proteste di piazza e anche da parte della comunità internazionale, con sanzioni; soprattutto proteste da parte dell’opposizione. Ed ecco che questo accordo viene a modificare in parte questa disposizione, programmando le elezioni per il 2017 … Però, sarà tutto da vedere, se così sarà. Nell’accordo c’è un punto importante, sempre a condizione che poi venga rispettato: cioè, nel frattempo Kabila non può chiedere, non può proporre, non può ottenere modifiche costituzionali che tolgano quel limite dei due mandati. Quindi lui alla fine del 2017 non si ricandiderà più. Questo è lo stato della situazione al momento. Però, è una situazione delicata: vedremo come evolverà.

D. – Allo stato attuale, quindi, che tipo di contesto si va delineando?

R. – La situazione è molto critica perché è quasi certo che il presidente Kabila nei mesi a venire approfitterà del tempo che comunque gli viene concesso per cercare di modificare la situazione a proprio vantaggio. Non sappiamo se per vie legali o se invece usando la forza, il che sarebbe una catastrofe perché vorrebbe dire guerra civile, e il Congo ne ha già passate abbastanza, di guerre! Proprio nei giorni scorsi sono state pubblicate sulla stampa internazionale delle rivelazioni - che poi, rivelazioni non sono - secondo cui il presidente Kabila e la sua famiglia hanno approfittato di questi anni al potere per arricchirsi, per attingere a piene mani alle casse dello Stato, per entrare come soci o per creare – approfittando appunto del fatto di potere attingere alle casse dello Stato – imprese economiche che spaziano in vari settori. E quindi lasciare il potere significa anche rischiare da questo punto di vista.

D. – Come potrebbe evolvere la situazione socio-politica del Congo dopo Kabila?

R. – Un avvicendamento che avvenga rispettando le regole democratiche o che sia con la forza, fa sempre sperare; però purtroppo in Africa queste speranze spesso vengono deluse. Voglio dire che spesso l’avvicendamento al potere, l’arrivo di una nuova leadership non cambia sostanzialmente la situazione: dal punto di vista politico sì, ovviamente, ma non dal punto di vista generale. Molto spesso – ne abbiamo tanti esempi – i nuovi arrivati approfittano, dopo aver preso il potere promettendo trasparenza, democrazia, rispetto delle regole democratiche, lotta alla corruzione – si rivelano poi simili ai loro predecessori …








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