Papa Francesco lo ha nominato nuovo arcivescovo di Algeri alla vigilia di Natale: si tratta di mons. Paul Desfarges, finora vescovo della diocesi algerina di Costantina. 72 anni, gesuita francese, è in Algeria da 40 anni: è stato insegnante di psicologia in lingua araba presso l’Università locale e superiore della comunità dei Gesuiti nella capitale, prima di essere nominato vescovo da Benedetto XVI nel 2008. Ai nostri microfoni mons. Desfarges racconta la vita della minoranza cristiana accanto alla maggioranza musulmana, spiegando come abbia accolto questo nuovo importante incarico. L’intervista è di Sara Bakaloglou:
R. – C'est une défie et au même temps c’est une grâce…
E’ una sfida e al tempo stesso è una grazia. Nella
quotidianità noi viviamo buone relazioni e ci meravigliamo ogni giorno di queste buone
relazioni, che sono relazioni di vicinanza, di collaborazione, a volte perfino di
amicizia, che arrivano molto lontano nella condivisione che possiamo vivere tutti
i giorni. Siamo testimoni di questo vivere insieme e ci crediamo proprio perché lo
viviamo quotidianamente. Non ci dobbiamo sforzare per farlo! Il Papa, nella nostra
ultima visita ad Limina ci ha detto: “Siate testimoni della carità di Cristo: ed è
questa la carità di Cristo. E’ l’Apostolato della bontà, come direbbe Charles de Foucauld.
Ed è questa la nostra gioia, quella di amare e di servire. E’ vero, ci sono le difficoltà
della vita di tutti i giorni, così come è vero che non è possibile che tutti siano
sempre contenti, ma questo fa parte della vita… Ma c’è un Padre. Ci sono delle difficoltà
attuali che ci preoccupano e questo è vero… Ma questo non tocca quello che è la nostra
vita quotidiana nell’incontro tra le persone. La nostra vocazione è essere Chiesa
per tutti, Chiesa dell’incontro fraterno con tutti!
D. – Com’è la Chiesa ad Algeri?
R. – Oui. Alors, ce que je pourrais dire…
Quello che io posso dire è relativo alla realtà di
Costantina, in cui c’è un grande numero di studenti sub-sahariani, ma sono presenti
anche numerose comunità di lavoratori e di diplomatici provenienti dai diversi Paesi.
Questo fa sì che sia una Chiesa cattolica molto internazionale, caratterizzata da
tutti i nostri servizi di vicinanza alla gente; servizi svolti nelle scuole, nelle
biblioteche, nelle attività di assistenza e di formazione… C’è un grande dinamismo.
Ora avrò occasione di scoprirlo e conoscerlo ancor meglio.
D. – Ci sono delle parole di Papa Francesco che la accompagneranno particolarmente in questa sua nuova missione?
R. - Bon, le Pape parle de périphéries…
Il Papa parla di periferie e noi ci siamo in queste
periferie: “luoghi di rottura”, come diceva mons. Claverie. E’ il luogo dove siamo.
Alla fine, però, scopriamo che è un luogo ordinario della misericordia, dove la misericordia
si mette in opera. E ancora una volta noi non ne siamo gli unici attori, ma siamo
testimoni dei nostri fratelli e delle sorelle musulmani che, a loro volta, ci edificano
in virtù dell’accoglienza nei nostri riguardi, del dono di loro stessi e della volontà
di dialogo e di incontro. So che nella Notte di Natale molti amici musulmani sono
andati nelle parrocchie e non certo per convertirci, ma semplicemente per vedere come
pregano i cristiani ... E’ anche questo un modo per conoscersi meglio. E di questo
noi siamo molto felici! In un mondo in cui la tensione tra musulmani e Occidente,
tra musulmani e cristiani, sembra crescere sempre di più, c’è un luogo in cui è possibile
vivere altre cose…
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