2016-12-26 08:00:00

Natale nello Yemen. Mons Hinder: non facciamo vincere l'odio


"In questo Natale non ci dimentichiamo di pregare per la popolazione dello Yemen". Così al microfono di Giancarlo La Vella,  mons. Paul Hinder, vicario apostolico dell'Arabia meridionale, ricorda l'attentato terroristico che quest'anno ha ucciso, in una casa per anziani di Aden, quattro religiose, mentre il sacerdote che era con loro è scomparso. Un ricordo forte che però non toglie la gioia del Natale:

R. – La situazione è peggiorata dal 4 marzo scorso, da quando le suore sono state uccise e non sappiamo ancora né dove si trovi né quando sarà liberato il nostro padre Tom (Uzhunnalil ndr). E' chiaro che abbiamo vissuto sotto questa ombra e, nonostante questo, non abbiamo mai perso la fiducia: speriamo che questo dramma abbia una fine positiva perché la situazione è veramente drammatica per tutto il popolo dello Yemen. E noi rinnoviamo tutta questa speranza perché c’è la promessa del Signore che alla fine c'è Lui, il maestro della storia, è Lui il Re dell’universo ma anche della nostra vita. 

D. - Come lei ha detto, è il primo Natale che la comunità cristiana di Aden vive senza padre Uzhunnalil. Quali le preghiere per lui e per i tanti religiosi che sono stati vittime del terrorismo in Medio Oriente?

R. - Noi continuiamo nelle nostre intercessioni, tentiamo di restare in contatto con le suore ogni tanto anche se non è facile, tentiamo di mandare da loro un sacerdote anche se ancora non ci siamo riusciti. Aspettiamo che ci sia la possibilità in tal senso.

D. - La grazia del Natale - dice Papa Francesco - è una grazia di amore, di umiltà, di tenerezza. Come si fa a conciliare questi concetti con la realtà drammatica che i cristiani stanno vivendo nello Yemen?

R. - Non è solo la situazione nello Yemen, è la situazione nel mondo. Quello che rimane è la nostra vocazione di non cadere nella trappola dell’odio, perché il Natale ci insegna che Dio è diventato uno di noi e si è preso il rischio di essere ucciso. Noi cristiani siamo chiamati a fare lo stesso, ci insegna quella vocazione di amore, di carità verso tutti, anche verso chi ci fa del male.

D. - Qual è l’augurio di Natale che parte dai cristiani dello Yemen verso tutto il mondo?

R. - Di non dimenticarli! Parliamo di tanti angoli del mondo ma mi sembra ci sia un po’ il rischio di dimenticare il dramma del Sud della Penisola arabica, perché non è nel focus né dei media né dell’attenzione politica. Non si tratta, ancora una volta, soltanto dei cristiani perché sono pochissimi, è tutto il popolo a soffrire, ad avere fame, che non ha cure mediche, bambini che muoiono. Preghiamo davanti al presepe, perché è Dio in loro che soffre.








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