2016-12-24 13:34:00

Onu blocca insediamenti. Israele richiama gli ambasciatori


Astensione storica degli Stati Uniti all'Onu, grazie alla quale il Consiglio di Sicurezza ha approvato una risoluzione di condanna degli insediamenti israeliani in Cisgiordania. Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, lo definisce uno schiaffo ad Israele, che annuncia la volontà di ignorare il provvedimento. Intanto il neo-presidente statunitense Donald Trump ribadisce l’alleanza con la “stella di David”. Massimiliano Menichetti:

Il governo Netanyahu ha annunciato che non rispetterà la decisione dell’Onu, varata ieri, che blocca gli insediamenti israeliani in Cisgiordania compresa Gerusalemme Est. L’esecutivo ha richiamato gli ambasciatori in Nuova Zelanda e Senegal, i Paesi che insieme a Venezuela e Malesia hanno riproposto la risoluzione che blocca le costruzioni e che sottolinea la mancanza di “validità legale” e la “flagrante violazione della legge internazionale”. Il provvedimento, il primo in questo senso in oltre 36 anni, è stato approvato con 14 voti favorevoli e l'astensione degli Usa di Barack Obama. Per il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, il voto del Consiglio di Sicurezza "rappresenta un grande schiaffo alla politica israeliana ed una unanime condanna internazionale delle colonie". Di tutt'altro segno la reazione del presidente eletto statunitense Donald Trump che ha ribadito: ''Con me cambierà tutto il 20 gennaio''.

Ai nostri microfoni Giusi Regina direttore di Arabpress.eu: 

R. - Ricordiamo che quella degli Stati Uniti è una presa di posizione di Obama; Trump ha provato ad evitarla convincendo il Consiglio, ma non c’è stato nulla da fare. Israele, però, ha subito dichiarato che non rispetterà la risoluzione.

D. - Ma quindi cosa succederà? Non si fermeranno le attività di Israele nei territori palestinesi?

R. - Altre volte ci sono state risoluzioni dell’Onu che andavano in una certa direzione e che comunque Israele ha continuato ad ignorare, forte proprio dell’alleanza con gli Stati Uniti. Quindi in questo caso, dato che formalmente, con questa mossa, non ha più l’alleanza degli Stati Uniti, si potrebbe pensare che appunto adesso le cose vadano diversamente, ma in realtà il 20 gennaio arriverà Trump. L’alleanza sarà ripristinata a tutti gli effetti.

D. - Che senso ha allora, secondo lei, questo gesto di Obama che in sostanza condanna per la prima volta in 36 anni gli insediamenti ebraici?

R. - Sembra un po’ un gesto forte per cercare di riscattarsi; sinceramente la sua agenda è stata abbastanza vaga e inconcludente.

D. - Quali erano le promesse che poi non sono state mantenute in relazione al Medio Oriente?

R. - La prima di tutti la risoluzione dei due Stati tra Israele e Palestina, quindi tornare agli antichi confini, con Gerusalemme capitale metà di Israele e metà di Palestina o comunque capitale internazionale; Obama aveva detto che avrebbe preso a cuore questa questione per arrivare poi ad una risoluzione … ma non ha fatto niente di tutto questo. Poi, in realtà non è mai andato d’accordo con il governo Netanyahu; le relazioni tra Usa e Israele non sono mai state così ai minimi termini come durante questi due mandati di Obama, tanto che Israele - anche in questo caso - si è subito rivolto a Trump che, anche se non è riuscito a fermare il voto dell’Onu, ha detto: “Non ti preoccupare che le cose cambieranno”.

D. - Un cambiamento annunciato, ma poi, sul piano internazionale, questo avverrà?

R. - Non lo sappiamo, perché l’esperienza in politica estera di Trump è veramente ridotta. Se dobbiamo rifarci alle sue promesse, diceva che avrebbe riconosciuto Gerusalemme come capitale unica e indivisibile di Israele. Già questa sarebbe una cosa abbastanza forte; poi che avrebbe portato lì l’ambasciata americana e, per le questioni relative ad Israele, anche il consigliere di Trump, Jason Greenblatt, disse che il neopresidente non considera gli insediamenti come un ostacolo alla pace. Però, ovviamente, stiamo parlando di tutto quello che Trump ha detto prima. Poi nel momento in cui ci sarà da  fare, bisognerà sempre vedere più che altro quali saranno le sue priorità, perché magari alla fine quello che lui dice sarà fatto, però bisognerà vedere in che termini e in quanto tempo, perché effettivamente Trump sembra essere più interessato alle questioni americane interne.








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