2016-12-23 20:14:00

L'attentatore di Berlino ucciso nel milanese dalla polizia


Poteva colpire ancora Anis Amri il tunisino attentatore di Berlino, ucciso oggi in uno scontro a fuoco a sesto san giovanni da agenti di polizia. A ringraziare l’Italia è stata direttamente la cancelliera tedesca Angela Merkel, in un colloquio con il premier italiano Gentiloni. I complimenti ai poliziotti anche dal presidente Mattarella. Francesca Sabatinelli:

Per 48 ore è stato il ricercato numero uno in Europa, fino ad oggi, quando a Sesto San Giovanni una pattuglia della polizia ha fermato la sua latitanza. Anis Amri, l’uomo che ha gettato nel panico e nel dolore Berlino e la Germania tutta, ha trovato la morte in uno scontro a fuoco con gli agenti. La certezza che si tratti del 24ernne tunisino è arrivata dalla comparazione delle impronte digitali e della misura del volto. L’antiterrorismo e la procura di Milano dovranno indagare a fondo per capire eventuali fiancheggiatori di una scheggia impazzita, così definisce l’uomo il questore di Milano, che parla di un latitante pericolosissimo. Amri, arrivato con un treno dalla Francia, appena fuori dalla stazione ferroviaria è stato fermato per i controlli ai quali ha risposto sparando contro gli agenti, uno dei quali rimasto ferito ad una spalla, Cristian Movio di 36 anni. L’altro, Luca Scatà, il 29enne che lo ha ucciso, era appena arrivato al commissariato di Sesto. Era come un fantasma, continua il questore, pochi effetti personali, nessuno telefonino, solo la pistola e qualche centinaio di euro. Se stesse aspettando qualcuno è l’unico vero grande interrogativo a gravare ora sugli investigatori. In molti hanno ringraziato l’Italia e l’operato della polizia, a cominciare dalla cancelliera Merkel per arrivare al presidente del centro di cultura islamica di Sesto San Giovanni, Gueddouda Boubakeur. Domani intanto arriverà in Italia con volo militare, la salma di  Fabrizia Di Lorenzo, la giovane donna morta nell’attentato di Berlino. Ieri a Sulmona, sua città natale, si è svolta una fiaccolata per ricordarla.

Il governo tedesco ha espresso gratitudine all’Italia ma da più parti si alzano le polemiche sulla mobilità dell’uomo attraverso i confini europei. Sul tema dei controlli e della sicurezza , Marco Guerra ha intervistato il segretario del sindacato di Polizia Silp-Cgil, Daniele Tissone:

R. – Certamente l’azione di oggi ci dice che i controlli in Italia funzionano come abbiamo potuto vedere, al di là delle polemiche che qualcuno potrebbe in questi momenti, in queste ore insinuare, nel senso di dire: “Ma, come è possibile che questa persona si aggirasse liberamente in Italia?”. Tuttavia non conoscendo noi ancora l’esatto profilo criminale dell’attentatore – se si trattasse di un lupo solitario, se apparteneva a una cellula bene organizzata - è difficile anche la tracciabilità dello stesso. Semmai, dovremmo chiederci, interrogarci – se è vero che veniva dalla Francia attraverso la Germania – come mai non sia stato fermato prima.

D. – Infatti, stupisce la mobilità attraverso l’Europa di questo terrorista. Questo deve spingere le intelligence europee a cooperare di più, ad integrare il loro lavoro?

R. – L’abbiamo sempre detto, che il ruolo fondamentale che viene esercitato dall’informazione a livello info-investigativo è essenziale. Ci fa piacere che l’abbia ricordato anche di recente il neo-ministro Marco Minniti che ha detto che sull’intelligence noi ci giochiamo una partita importante, perché avere uno scambio di informazioni reali in tempo reale, immediato è fondamentale. Dopodiché questo ci dice anche che il fenomeno terroristico è transnazionale, è un fenomeno che non ha un confine ben delineato nel continente europeo e che quindi anche gli spostamenti sono difficilmente tracciabili, soprattutto quando queste persone non si servono di carte di credito o di documenti che permettano il rintraccio dei medesimi con estrema sicurezza. Direi che però comunque questo è un fatto da ascrivere all’alta professionalità delle forze di polizia italiane, che sono riuscite – almeno da questo punto di vista – a rendere un po’ più serene queste festività. Purtroppo è imprevedibile, veramente imprevedibile, questo fenomeno ed è un fenomeno che può riguardare tutti, ogni città europea, ogni cittadina, ogni paese e quindi l’allerta dev’essere in ogni caso massima ovunque.

D. – Siamo in prossimità delle feste natalizie: dobbiamo quindi aspettarci città ancora più blindate, o questi servizi di intelligence e di controllo potranno essere fatti senza cambiare le abitudini delle persone?

R. – Io credo che i cittadini italiani, ma anche quelli europei, non debbano farsi spaventare o intimorire da questi attentati. Il problema di fondo è che sta mutando lo scenario riguardo a quelli che una volta venivano definiti obiettivi sensibili, nel senso che ogni obiettivo può purtroppo dirsi sensibile, anche in ragione del fatto che la cosa che stimola e che poi porta al conseguimento di questi attentati è rendere l’azione eclatante e poterla portare sui giornali e sui media. Quindi, il problema grosso dell’investigazione, oggi, è quello – e lo ripeto ancora una volta – di avere una conoscenza piena e approfondita delle persone sospette, delle persone che possono commettere reati di questo tipo, ed è importante trasmettere al più presto le informazioni che sono necessarie e nevralgiche per avere in tempo reale una conoscenza delle persone e delle situazioni e degli eventuali spostamenti.

D. – Da una parte l’intelligence, dall’altra anche il controllo del territorio con sistemi tradizionali. Abbiamo visto che alla fine il terrorista è stato fermato da una pattuglia …

R. – Certamente. Il tema del controllo del territorio è importante: oggi dobbiamo agire principalmente sull’intelligence, sullo scambio delle informazioni e, appunto, un controllo del territorio da parte delle forze di polizia, quelle che sono competenti e abilitate a poter effettuare questi controlli: l’Arma dei Carabinieri, la Polizia di Stato, la Guardia di finanza, la Polizia locale … C’è bisogno di un controllo più capillare.








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