2016-12-22 13:35:00

Aleppo sotto controllo governo. Ancora bimbi intrappolati


E' di almeno 29 civili uccisi, tra cui 8 minori, il bilancio di raid aerei turchi nel nord della Siria, in una zona controllata dall'Is. Lo riferisce l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria secondo cui l'aviazione di Ankara ha bombardato posizioni civili nel distretto di al Bab, a est di Aleppo.

E in Siria, sotto lo sguardo di 31 osservatori dell’ONU, gli ultimi convogli di civili e insorti sono pronti a lasciare la parte Est di Aleppo ormai totalmente riconquistata dalle forze fedeli al presidente Bashar al Assad.  In serata l'annuncio del pieno controllo dellla città da parte dell'esercito siriano. La liberazione della città “non è una vittoria solo per la Siria, ma per chiunque partecipi davvero alla guerra al terrorismo, e quindi è una vittoria anche per la Russia e l'Iran", il presidente siriano lo ha detto stasera, ricevendo a Damasco il sottosegretario agli esteri iraniano Hossein Ansari.

Trentaquattro mila le persone evacuate finora da Aleppo, secondo la Croce Rossa. L’Unicef, denuncia però che 4 mila bambini sono ancora “intrappolati” in città. Ma dove vengono trasferiti gli sfollati? Giada Aquilino ne ha parlato col metropolita Jean-Clément Jeanbart, arcivescovo di Aleppo dei greco melkiti:

R. – Mi trovo ad Aleppo, nella zona di Azizieh, nella parte Ovest, dove vivono i cristiani.

D. – Da Aleppo Est i convogli umanitari stanno partendo?

R. – Sì e credo che forse oggi finiranno di sgomberare la zona.

D. – Dove vengono portati gli sfollati?

R. – La maggior parte verso Idlib, una città che si trova ad una cinquantina di km di distanza da Aleppo, nel Nord-Ovest della Siria.

D. – E in quali condizioni vivono queste persone? Di cosa c’è bisogno?

R. – Hanno lasciato le loro case, quindi hanno bisogno di un rifugio, di un posto in cui risiedere. Sembra che lì abbiano preparato qualcosa per l’accoglienza. Alcuni invece rimangono ad Aleppo.

D. – E vengono portati nella zona Ovest?

R. – Sì, coloro che vogliono – e ce ne sono tantissimi – sì. La maggioranza è rimasta ad Aleppo Ovest: adesso hanno preparato dei luoghi di accoglienza provvisoria e credo che stiano provando ad allestire qualcosa anche nelle zone di Aleppo Est e a togliere le mine e tutto ciò che può essere un pericolo per i cittadini, affinché quelli che hanno ancora una casa possano ritornare.

D. – In queste ore sui convogli ci sono anche combattenti che lasciano la parte Est?

R. – Sì, i combattenti in maggioranza vanno ad Idlib. Alcuni trovano il modo, attraverso una riconciliazione con il governo, di rimanere ad Aleppo. C’è una sorta di armistizio per quelli che vogliono ritornare alla vita civile.

D. – La Chiesa di Aleppo come sta seguendo le operazioni di soccorso alla popolazione?

R. – Facciamo quello che possiamo per aiutare le persone che vengono da noi; e proviamo anche ad aiutare coloro che hanno lasciato Aleppo Est. Ci sono alcune organizzazioni che prestano soccorso, ma anche le comunità provano ad offrire quello che possono per dare un segno di amicizia e fratellanza. Ci sono diverse organizzazioni, tra cui la Caritas e il Jrs, il Jesuit Refugee Service, che aiutano tutti senza distinzione.

D. – Le Chiese come si stanno preparando al Natale?

R. – Si stanno preparando e stanno aiutando i fedeli a ritrovare fiducia nel Signore e ad avere la gioia di sapere che il Signore non ci lascia. Che venga anche da noi il Natale e che questo Natale faccia nascere nei cuori dei fedeli, ma anche di tutti gli altri, sentimenti di amicizia, perdono e amore fraterno.

D. – E in Siria è possibile oggi?

R. – È possibile perché abbiamo sempre vissuto fraternamente con i musulmani. Vorremmo fare davvero qualcosa di concreto per rendere possibile un processo di riavvicinamento e riconciliazione.








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