2016-12-20 14:31:00

Congo: Kabila non lascia presidenza, tensione tra polizia e manifestanti


Tensioni in Congo tra polizia e manifestanti dopo che il presidente Joseph Kabila non ha lasciato il proprio mandato, nonostante il termine sia scaduto stanotte, rinviando in questo modo le elezioni presidenziali. Francesco Gnagni ha intervistato padre Freddy Kyombo Senga, missionario congolese dei Padri Bianchi e redattore della rivista “Le Petit Écho”:

R. – Questa mattina in Congo, da mezzanotte, la popolazione di Kinshasa aveva dato segno della fine del mandato di Joseph Kabila, battendo sulle pentole e facendo rumore con i vuvuzela. Ma prima c’è stata la proclamazione del nuovo governo da parte del presidente e inoltre la notte Etienne Tshisekedi, presidente dell’UDPS, ha chiesto alla popolazione in un video di mostrare la propria obbedienza, civica ma pacifica, nel sostenere che Kabila non può più comandare il Congo. Stamattina ci hanno segnalato dei problemi nel quartiere di Lemba a Kinshasa, questo è il segno che la popolazione mostra il suo malcontento: a Kinshasa ci sono militari ovunque e la popolazione non può manifestare. A Lubumbashi ci hanno segnalato che nel comune di Katuba ci sono stati dei problemi: in qualche scuola del centro di Lubumbashi sono stati mandati a casa gli alunni, ma per il resto era ancora tranquillo.

D. – Cosa chiedono le opposizioni e cosa dice la Costituzione a proposito della posizione del presidente?

R. – La costituzione dice che 90 giorni prima della fine del mandato del presidente, doveva indire le elezioni. Questo mandato è finito il 19 dicembre, ma il presidente non ha annunciato le elezioni per un problema di assenza di mezzi finanziari. L’opposizione non ci crede perché ogni anno nel budget vengono destinati soldi per la preparazione delle elezioni. Dunque l’opposizione crede che il presidente volesse restare al potere e continuare oltre il suo mandato. E’ quello che si chiama le “glissement”, il prolungamento. L’opposizione non vuole accettare che Kabila continui a goevrnare in Congo solo perché lui lo vuole e hanno rifiutato il dialogo fino a poco tempo fa, quando i vescovi hanno richiamato questa opposizione radicale a negoziare. L’opposizione chiede a Kabila di andarsene dopo la fine del suo mandato, per attuare una transizione diretta da qualcun altro, non da lui. Ma la costituzione prevede anche che in caso di vuoto di potere il presidente del Senato possa governare in attesa di organizzare le elezioni: ho l’impressione che il dialogo sia complicato in questo momento, nonostante i vescovi cerchino di sbloccare una situazione che ancora non va.

D. – C'è il rischio di un precipitarsi delle violenze?

R. – Sì, il rischio c’è sempre ma ho l’impressione che sia nell’opposizione che nella maggioranza non vogliano arrivare fino alla violenza. Per questo i vescovi della Conferenza episcopale del Congo si impegnano affinché non ci siano queste violenze. Penso che queste violenze non interessino a nessuno: né all’opposizione né a quelli che sono al potere, ma questi ultimi sono capaci di lasciarle sopraggiungere.

D. – Il Papa ha lanciato un appello per il Congo: come è stato recepito nel Paese?

R. – Sì, i media che ho ascoltato fino ad oggi accolgono con favore questo appello, ma la gente è contenta. Sperano poi che i politici lo ascoltino, e vedono che il Papa si interessa veramente al Congo, perché domenica la prima cosa che ha annunciato dopo l’Angelus è stata la richiesta di pregare per il Congo, che non ci siano problemi, che ci sia la pace e che le persone possano dialogare. E’ qualcosa di buono per il Congo, e penso che i media lo accoglieranno con il giusto valore. E penso anche che i congolesi sperano che il Papa vada a visitare presto il Congo perché questo li aiuti a rasserenare lo spirito.








All the contents on this site are copyrighted ©.