2016-12-18 09:30:00

Migrazioni, Centro Astalli: Europa ritrovi il suo spirito di accoglienza


"Esprimo la mia solidarietà ai migranti del mondo e ringrazio tutti coloro che li aiutano: accogliere l’altro è come accogliere Dio in persona!“ Così il Papa in un tweet oggi, Giornata Onu dedicata alle migrazioni. Dal segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-moon l'appello alla comunità internazionale a lavorare per un "patto mondiale" che garantisca migrazioni sicure e regolari. Gli ultimi dati dell'agenzia Frontex dicono che in 350mila sono arrivati quest'anno in Europa, 6000 circa i minori non accompagnati, numeri in calo rispetto al 2015, soprattutto per gli accordi siglati con la Turchia. "Accordi discutibili come tutto l’atteggiamento europeo sulla questione", dice il Centro Astalli, sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati. Francesco Gnagni ne ha parlato con Donatella Parisi, responsabile della comunicazione:

R. – Spariscono dall’agenda europea sulle migrazioni, i rifugiati: non si parla più di misure per accogliere e proteggere le persone che scappano da guerre e persecuzioni. La priorità è la sicurezza, la priorità è la chiusura delle frontiere, considerando tutte indistintamente illegali le persone che si trovano costrette o nella situazione di dover migrare. E in base a questo si stipulano accordi che violano apertamente le convenzioni internazionali e il rispetto dei diritti umani. La Turchia, e l’accordo con la Turchia, che blocca i siriani in questo limbo di mancanza di diritti e di prospettive, viene preso come buona prassi e alcuni governi europei e anche lo stile e l’atteggiamento della Comunità Europea è quello di voler replicare questo accordo in altri contesti. Per questo noi siamo molto preoccupati e allarmati perché pensiamo alla Libia o ad altri Paesi di transito in cui non ci sono assolutamente le condizioni di dignità e di rispetto di diritti umani per le persone che migrano.

D. – Al contrario come ci si potrebbe comportare, cioè da quali provvedimenti iniziare?

R. – La prima cosa che il Centro Astalli e altri organizzazioni umanitarie ormai da tempo chiedono è l’attivazione di canali umanitari e vie legali di accesso per l’Europa, per una serie di motivi. Il primo fra tutti è che si continua a parlare di emergenza, che siamo in emergenza migranti, ma l’emergenza non è data dai numeri che arrivano, ma dalle persone che muoiono in mare. Prima di tutto canali umanitari e vie legali; anche perché istituendo delle vie legali di accesso il fenomeno e i flussi migratori sarebbero controllati, noi sapremmo chi e quante persone arrivano in Europa a chiedere asilo. Quindi, anche una delle teorie, dei cavalli di battaglia, di parte della politica europea di associare in maniera assurda immigrazione e terrorismo, verrebbe smantellata. Far entrare le persone attraverso una via legale e documentata migliorerebbe di molto la vita delle persone e il controllo che si potrebbe fare. Ad oggi c’è un monopolio esclusivo dei trafficanti: è una cosa inaccettabile.

D. – Per quale regione, secondo lei, c’è questa mancanza di volontà? E’ una questione culturale di un’Europa vecchia e stanca – per citare il Santo Padre – o pesa anche la crisi economica degli ultimi anni, specialmente all’interno di un’Europa che non riesce a trovare una sua dimensione unitaria?

R. – Ci sono vari elementi culturali e sociali che determinano questa situazione di paura, di xenofobia, di chiusura. Certamente c’è una propaganda politica che non aiuta. In nome della sicurezza si calpestano i diritti delle persone, ma i diritti umani o sono di tutti o sono dei privilegi. E questo bisogna dirlo, bisogna ribadirlo e bisogna comunicarlo soprattutto alle nuove generazioni. Il Centro Astalli da tempo chiede che ci sia una cultura dell’accoglienza, della solidarietà. Accoglienza e solidarietà sono le parole chiave su cui costruire un’Europa che altrimenti non ha una vita molto lunga, intanto perché chiudersi in sé stessa non genera frutto, non fa nascere nuove generazioni… Le crisi democratica ed economica non si risolvono con la chiusura, innalzando i muri. La globalizzazione, le migrazioni, sono un fatto storico, strutturale, che non possiamo impedire recintandoci e chiudendoci dentro i muri. Questo è un dato di fatto. Prenderne atto e trovare e mettere in atto politiche che gestiscano l’accoglienza, l’integrazione dei migranti, è la via per crescere, la via per ritrovare lo spirito da cui è nata l’Unione europea.








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