2016-12-17 08:05:00

Onu: Aleppo sinonimo di inferno. Sospesa l'evacuazione civili


Sospesa ad Aleppo est l’evacuazione dei civili: il segretario generale dell’ONU auspica la ripresa dei trasferimenti e parla della città come di un inferno. Dure le parole del presidente americano uscente Obama: il regime siriano, Russia e Iran sono colpevoli del sangue dei siriani. A Damasco usata una bimba kamikaze contro una stazione di polizia. Adriana Masotti:

“Aleppo oggi è sinonimo di inferno": il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, lo ha detto ieri nel suo ultimo briefing da segretario generale. "La carneficina in Siria resta una falla enorme nella coscienza globale", ha aggiunto, esprimendo rammarico per il "fallimento" della comunità internazionale di cui ha sottolineato una "mancanza di solidarietà e di pietà" per la Siria. Intanto nei quartieri est della città siriana si attendono le misure minime di sicurezza per la ripresa dell’evacuazione dei civili rimasti intrappolati e sospesi "a causa di combattimenti tra i gruppi armati siriani ".
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite potrebbe votare a breve la risoluzione che prevede l'invio nella città siriana di osservatori dell'Onu. A favore della risoluzione Francia e Usa, perplessità da parte russa secondo cui le operazioni di trasferimento sarebbero concluse.

E su Aleppo parole forti questa notte da parte del presidente Usa uscente Barack Obama: il mondo intero "è unito dall'orrore e dalla feroce aggressione ad Aleppo" in Siria, una "carneficina con cui Assad non otterrà alcuna legittimità". Obama ha accusato il regime, la Russia e l’Iran: di "avere le mani insanguinate" per la strage di civili ad Aleppo. Il presidente Usa ha ammesso comunque di sentire su di se "qualche responsabilità" per la carneficina in Siria ma ha difeso il suo "giusto approccio" sull'intera vicenda dicendo di aver fatto ciò che era possibile per fermare il conflitto.

Intanto a Damasco una stazione di polizia è stata colpita ieri da un attentato per il quale i terroristi hanno fatto saltare in aria, azionato a distanza la carica esplosiva che portava addosso, una bambina di appena 7 anni. Secondo testimoni nell'esplosione sarebbero rimasti uccise tre persone e ferito un agente.

 

E proseguono i combattimenti tra l’esercito siriano e gli uomini dell’Is a Palmira dove i jihadisti sono rientrati a sorpresa fra sabato e domenica scorsi. Ieri 52 miliziani sono rimasti uccisi. La riconquista di Palmira fa temere un rinforzo nell’area del sedicente Stato islamico che starebbe spostando truppe dall’Iraq ed effettuando scorrerie in tutta la provincia di Homs. Sulle prospettive future dell’Is, Roberta Barbi ha sentito Alberto Negri, esperto dell’area mediorientale per “Il Sole 24 Ore”:

R. – Innanzitutto lo Stato Islamico (Is) si sta concentrando in Siria, perché è chiaro che, ancora prima che cominciasse l’assedio vero e proprio di Mosul, in Iraq - la roccaforte dell’Is dall’altra parte - molti dei combattenti e delle loro famiglie sono usciti da Mosul e si sono diretti verso le roccaforti siriane, soprattutto quella di Raqqa. Questo è stato evidente fin dall’inizio: addirittura si era favoleggiato che al Baghdadi fosse rimasto a Mosul, ma era assolutamente improbabile. Probabilmente, gran parte della dirigenza dell’Is è nell’area che è a cavallo tra la Siria e l’Iraq oggi. E poi adesso c’è la concentrazione di gran parte dei jihadisti nella zona di Idlib, e lì bisogna vedere fino a che punto questo potrà avere un peso nel momento in cui comincerà - semmai lo farà - l’offensiva della coalizione internazionale su Raqqa, che è una delle questioni più intricate che ci sono oggi.

D. – In Occidente si sente sempre dire che l’Is sta arretrando e ora che Aleppo è caduta, molti temevano nuovi attacchi terroristici in Europa; invece i jihadisti si stanno riorganizzando “a casa loro”. Secondo Putin questo è dovuto alla mancata coordinazione tra la coalizione internazionale a guida americana, le autorità siriane e la Russia…

R. – Ci sono molte verità e anche molte falsità in questa vicenda dell’Is. La realtà è che la caduta di Aleppo ha rappresentato una vittoria per Assad, ma anche una sconfitta epocale per i gruppi jihadisti: da al Nusra ad Aleppo, ma anche allo stesso Is, perché anche l’Is è entrata - nonostante si sia detto il contrario - dentro la battaglia di Aleppo. Quindi la caduta di Aleppo è assolutamente importante. Per quanto riguarda il coordinamento, questo non c’è mai stato tra Mosca e Washington, e la chiave più evidente è stata proprio l’assedio di Mosul. Perché noi non dobbiamo dimenticare che il primo accordo di cessate-il-fuoco tra Kerry e Lavrov aveva come condizione che gli Usa separassero il destino dei guerriglieri jihadisti da quelli di al Nusra legati ad al Qaeda. Questo gli americani non lo hanno fatto, e quindi i russi e l’esercito siriano sono andati ulteriormente dentro e hanno continuato l’assedio della parte orientale. Quello che teme la Russia, così come gli iraniani e Assad, è che con la caduta di Mosul gran parte degli uomini dell’Is possano arrivare in Siria, e quindi minacciare le conquiste fatte recentemente da Assad; ma addirittura diventare pericolosi per l’area costiera dove, con gli attentati terroristici, possono minacciare anche le basi dei russi.

D. – Secondo alcuni analisti ora il Califfato punterà più su terrorismo e guerriglia che su tattiche convenzionali di combattimento…

R. – Questa può essere un’evoluzione anche molto probabile, lo si diceva già parecchio tempo fa. Nel momento in cui, come organizzazione di guerriglia, non si è più in grado di controllare una parte del territorio, è chiaro che si possono usare tattiche come quella del terrorismo, che è poi quella che ha usato al Qaeda. Del resto questi gruppi si adattano alle situazioni che hanno: al Qaeda, per esempio, in Yemen si dà agli attentati ma anche a tattiche di guerriglia vera e propria. In Afghanistan, dopo che perse il territorio per la caduta del regime dei Talebani, è tornato a fare il terrorismo, e l’Is - che poi nasce da una costola di al Qaeda, non dimentichiamolo mai – è pronta a usare queste tattiche che peraltro continua a usare oggi, perché le tattiche di guerriglia che ho visto usare dall’Is adesso, anche a Mosul, sono quelli delle autobombe, gli attacchi improvvisi, gli attentati: cioè si usano tecniche di stampo terroristico.

D. – Aleppo intanto sta vivendo le sue prime ore di tregua. Già migliaia di persone hanno lasciato la città, ma oggi l’evacuazione è stata sospesa dalle forze del governo, secondo cui “i miliziani armati non hanno rispettato l’accordo”. È una minaccia alla riconquistata pace?

R. – Aleppo è stata liberata, ma non è libera. Parlare di pace in Siria mi sembra assolutamente molto ottimistico. La Siria non ha prospettive di pace: ci sono prospettive di spartizioni in zone di influenza. Il 27 dicembre ci sarà una riunione tra la Russia, la Turchia e l’Iran: un’ipotesi, forse la più ottimistica, è quella di avere un conflitto a più bassa intensità.








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