2016-12-16 13:28:00

Siria: interrotta evacuazione di Aleppo. L'Is si riorganizza


È stata interrotta a causa di alcuni ribelli che non avrebbero rispettato l’accordo raggiunto, l’evacuazione di Aleppo Est, da dove sono uscite già migliaia di persone. E mentre Mosca fa sapere di lavorare con una delegazione turca all’avvio di un negoziato tra Damasco e l’opposizione che dovrebbe svolgersi in Kazakhstan, la riconquista di Palmira da parte del sedicente Stato Islamico fa temere un rinforzo nell’area dei jihadisti che starebbero spostando truppe dall’Iraq ed effettuando scorrerie in tutta la provincia di Homs. Sulle prospettive future dell’Is, Roberta Barbi ha sentito Alberto Negri, esperto dell’area mediorientale per “Il Sole 24 Ore”:

R. – Innanzitutto lo Stato Islamico (Is) si sta concentrando in Siria, perché è chiaro che, ancora prima che cominciasse l’assedio vero e proprio di Mosul, in Iraq - la roccaforte dell’Is dall’altra parte - molti dei combattenti e delle loro famiglie sono usciti da Mosul e si sono diretti verso le roccaforti siriane, soprattutto quella di Raqqa. Questo è stato evidente fin dall’inizio: addirittura si era favoleggiato che al Baghdadi fosse rimasto a Mosul, ma era assolutamente improbabile. Probabilmente, gran parte della dirigenza dell’Is è nell’area che è a cavallo tra la Siria e l’Iraq oggi. E poi adesso c’è la concentrazione di gran parte dei jihadisti nella zona di Idlib, e lì bisogna vedere fino a che punto questo potrà avere un peso nel momento in cui comincerà - semmai lo farà - l’offensiva della coalizione internazionale su Raqqa, che è una delle questioni più intricate che ci sono oggi.

D. – In Occidente si sente sempre dire che l’Is sta arretrando e ora che Aleppo è caduta, molti temevano nuovi attacchi terroristici in Europa; invece i jihadisti si stanno riorganizzando “a casa loro”. Secondo Putin questo è dovuto alla mancata coordinazione tra la coalizione internazionale a guida americana, le autorità siriane e la Russia…

R. – Ci sono molte verità e anche molte falsità in questa vicenda dell’Is. La realtà è che la caduta di Aleppo ha rappresentato una vittoria per Assad, ma anche una sconfitta epocale per i gruppi jihadisti: da al Nusra ad Aleppo, ma anche allo stesso Is, perché anche l’Is è entrata - nonostante si sia detto il contrario - dentro la battaglia di Aleppo. Quindi la caduta di Aleppo è assolutamente importante. Per quanto riguarda il coordinamento, questo non c’è mai stato tra Mosca e Washington, e la chiave più evidente è stata proprio l’assedio di Mosul. Perché noi non dobbiamo dimenticare che il primo accordo di cessate-il-fuoco tra Kerry e Lavrov aveva come condizione che gli Usa separassero il destino dei guerriglieri jihadisti da quelli di al Nusra legati ad al Qaeda. Questo gli americani non lo hanno fatto, e quindi i russi e l’esercito siriano sono andati ulteriormente dentro e hanno continuato l’assedio della parte orientale. Quello che teme la Russia, così come gli iraniani e Assad, è che con la caduta di Mosul gran parte degli uomini dell’Is possano arrivare in Siria, e quindi minacciare le conquiste fatte recentemente da Assad; ma addirittura diventare pericolosi per l’area costiera dove, con gli attentati terroristici, possono minacciare anche le basi dei russi.

D. – Secondo alcuni analisti ora il Califfato punterà più su terrorismo e guerriglia che su tattiche convenzionali di combattimento…

R. – Questa può essere un’evoluzione anche molto probabile, lo si diceva già parecchio tempo fa. Nel momento in cui, come organizzazione di guerriglia, non si è più in grado di controllare una parte del territorio, è chiaro che si possono usare tattiche come quella del terrorismo, che è poi quella che ha usato al Qaeda. Del resto questi gruppi si adattano alle situazioni che hanno: al Qaeda, per esempio, in Yemen si dà agli attentati ma anche a tattiche di guerriglia vera e propria. In Afghanistan, dopo che perse il territorio per la caduta del regime dei Talebani, è tornato a fare il terrorismo, e l’Is - che poi nasce da una costola di al Qaeda, non dimentichiamolo mai – è pronta a usare queste tattiche che peraltro continua a usare oggi, perché le tattiche di guerriglia che ho visto usare dall’Is adesso, anche a Mosul, sono quelli delle autobombe, gli attacchi improvvisi, gli attentati: cioè si usano tecniche di stampo terroristico.

D. – Aleppo intanto sta vivendo le sue prime ore di tregua. Già migliaia di persone hanno lasciato la città, ma oggi l’evacuazione è stata sospesa dalle forze del governo, secondo cui “i miliziani armati non hanno rispettato l’accordo”. È una minaccia alla riconquistata pace?

R. – Aleppo è stata liberata, ma non è libera. Parlare di pace in Siria mi sembra assolutamente molto ottimistico. La Siria non ha prospettive di pace: ci sono prospettive di spartizioni in zone di influenza. Il 27 dicembre ci sarà una riunione tra la Russia, la Turchia e l’Iran: un’ipotesi, forse la più ottimistica, è quella di avere un conflitto a più bassa intensità.








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