L’educazione alla “cultura dell’incontro”, la promozione di un clima di maggiore fiducia verso le religioni, il riconoscimento che “con i loro valori e tradizioni” possono contribuire “in modo significativo” allo sviluppo della società: sono le chiavi per prevenire l’intolleranza e la discriminazione anti-cristiane in Europa e quindi garantire la sicurezza nel continente . Questo il filo conduttore dei tre interventi di mons. Janusz Urbańczyk, Osservatore Permanente della Santa Sede all’Osce, alla Conferenza sulla lotta all’intolleranza e alla discriminazione tenuta ieri a Vienna. A promuovere l’iniziativa la stessa Organizzazione sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa, che si occupa anche della promozione e della tutela dei diritti e della democrazia.
Intolleranza contro i cristiani in Europa
Nel suo primo intervento mons. Urbańczyk ha ricordato
che se, fortunatamente, in Europa non si assiste alle brutali persecuzioni subite
oggi da tanti cristiani in altre parti nel mondo, sono purtroppo in preoccupante aumento
le manifestazioni di intolleranza, i crimini di odio e gli episodi di vandalismo nei
loro confronti, insieme alle offese e agli insulti a causa delle loro convinzioni.
Fenomeni che sono spesso sottovalutati, anche dai media. Non meno preoccupante – ha
aggiunto il presule - l’aggressività di alcune campagne denigratorie nei confronti
dei cristiani tacciati di bigottismo e intolleranza perché le loro opinioni non sono
in linea con le ideologie oggi in voga. Contro questi fenomeni – ha rimarcato il rappresentante
vaticano – la Santa Sede chiede “misure legislative adeguate” e dichiarazioni ufficiali
analoghe alla quella adottata nel 2014 dal Consiglio ministeriale dell’Osce a Basilea
sul potenziamento degli sforzi per combattere l’antisemitismo
L’educazione fondamentale per costruire ponti di pace e stabilità
Ma per contrastare la discriminazione e l’intolleranza
– ha sottolineato mons. Urbańczyk alla seconda sessione della conferenza - occorre
intervenire innanzitutto sull’educazione: “La Santa Sede – ha affermato – è fermamente
convinta che l’educazione sia uno strumento importante per costruire ponti di pace
e stabilità e per fare dei nostri giovani costruttori di pace e promotori di un’autentica
tolleranza e non discriminazione”. Fondamentale in questo senso è poi la promozione
di un dialogo costruttivo nel dibattito pubblico. “Anche il dialogo interreligioso
– ha aggiunto – sarebbe uno strumento utile a promuovere la comprensione e la fiducia
reciproca per ridurre l’intolleranza e la discriminazione”.
Riscoprire la “cultura dell’incontro”
Nel terzo e ultimo intervento il rappresentante vaticano
ha insistito ancora sull’importanza del dialogo, della comprensione e della fiducia
reciproca e sul riconoscimento negli Stati europei del contributo delle religioni
allo sviluppo della società. Di qui in conclusione l’invito ai governi, ai credenti
delle varie religioni e a tutti gli altri attori sociali a unire la loro voce in difesa
della tolleranza e a riscoprire la “cultura dell’incontro” invocata da Papa Francesco.
(A cura di Lisa Zengarini)
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