2016-12-14 12:37:00

Gambia: Presidente uscente Jammeh contesta vittoria opposizione


Una raccolta di firme per invalidare le elezioni presidenziali di inizio dicembre e far sì che in Gambia si voti di nuovo. La stanno portando avanti il partito maggioritario e il capo di Stato uscente Yahya Jammeh. Dopo 22 anni al potere, Jammeh in un primo tempo aveva riconosciuto la vittoria del leader dell'opposizione Adama Barrow, ma successivamente l'ha contestata. Nonostante il tentativo di mediazione dell'Organizzazione dei Paesi dell'Africa Occidentale (Ecowas) e le pressioni internazionali, Jammeh continua a parlare di brogli e irregolarità nei registri elettorali. Giada Aquilino ne ha parlato con l’africanista Anna Bono:

R. - La ragione effettiva è che Yahya Jammeh rifiuta di cedere il potere. In un primo momento aveva accettato la vittoria dell’avversario, quindi sembrava finalmente un caso esemplare: è stato addirittura citato come tale per gli altri Paesi africani, di un leader che accetta la sconfitta e cede il potere senza creare problemi. Passati alcuni giorni, ha però cambiato idea e quindi ha cominciato a dire che c’erano delle irregolarità e che quindi andavano rifatte le elezioni.

D. - Perché questo cambio di passo?

R. - È un leader giovane, ha solo 51 anni, penso che intenda rimanere al potere. E’ quello che sta cercando di fare. Quindi si mette in linea con tanti suoi colleghi in Africa che si comportano allo stesso modo, cioè preso il potere cercano di mantenerlo il più a lungo possibile con la forza, con degli espedienti, modificando la costituzione, insomma ricorrendo a tutti i mezzi possibili. E va ancora bene quando questo poi non scatena conflitti cruenti.

D. - Chi è Yahya Jammeh?

R. - Yahya Jammeh ha preso il potere 22 anni fa con un colpo di Stato incruento. Quella del Gambia va considerata una democrazia apparente: in realtà governa con mano dura e creando non pochi problemi. Per quattro volte è stato rieletto, questo era il quinto mandato. Nel frattempo questo piccolissimo Paese ha subito le conseguenze di un governo poco attento ai bisogni della popolazione. E il Presidente è accusato di reprimere il dissenso, la protesta, l’opposizione in modo decisamente duro.

D. - Perché nemmeno la mediazione dell’Ecowas riesce a cambiare il corso degli eventi?

R. - La mediazione è appena iniziata. Tra l’altro il responsabile dell’Ecowas, che è un organismo regionale, ha già dichiarato ufficialmente che non si può escludere un intervento militare. Lo ha detto proprio esplicitamente: lo abbiamo già fatto in altre occasioni, si potrebbe fare anche in questa occasione, ha spiegato. Al momento ci sono 4 - 5 leader africani in Gambia che cercano di far ragionare il Presidente, di mediare, di trovare una soluzione. Una informazione che dà l’idea della gravità di questa situazione è che la sede della commissione elettorale, in cui sono contenuti tutti i dati elettorali, è presidiata al momento dalle forze di sicurezza e quindi è impedito l’accesso a qualunque dipendente. Non solo: il capo di Stato maggiore, che nei giorni scorsi aveva dichiarato la sua fedeltà al nuovo Presidente, invece ha cambiato opinione e ha ufficialmente dichiarato fedeltà al Presidente Jammeh.

D. - C’è il rischio che la situazione internamente degeneri?

R. - Certo c’è questo rischio. Dipenderà da come deciderà di muoversi l’opposizione. L’aspetto nuovo e positivo che si era verificato nelle settimane e nei mesi scorsi è che finalmente l’opposizione era riuscita a coalizzarsi: sette partiti hanno sostenuto il candidato che sfidava Jammeh. E questo è uno dei motivi per cui ha vinto, almeno ufficialmente, guardando i dati ufficiali, con un distacco notevole dal Presidente uscente. E poi bisognerà vedere come si muoverà l’esercito e cosa succederà nelle prossime ore.








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