2016-12-13 13:09:00

Onu: la Santa Sede contro l'uso delle armi convenzionali


Ridurre almeno le terribili sofferenze umane causate dall’impiego di armi convenzionali sempre più sofisticate nei conflitti. È il monito di mons. Ivan Jurkovič, Osservatore permanente della Santa Sede all’Onu di Ginevra, intervenuto ieri alla Conferenza di revisione della Convenzione sulla proibizione o la limitazione dell'uso di alcune armi convenzionali che possono essere considerate dannose o aventi effetti indiscriminati (Ccw) in corso fino al 16 dicembre.

Non c’è spazio per decisioni deboli e compromessi
Nel suo intervento il rappresentante vaticano ha posto l’accento sul fatto che sono sempre i civili a pagare il prezzo più alto delle guerre, mentre a trarne profitto sono le industrie belliche.  “ Nel 2015 – ha ricordato - ogni minuto nel mondo 24 persone sono state costrette a fuggire dalle proprie case a causa di guerre e violenze. Ancora più tragico – ha aggiunto - è il fatto che la coscienza pubblica sembra essere diventata meno sensibile a queste vittime”, confermando quella globalizzazione dell’indifferenza denunciata da Papa Francesco. Vittime destinate ad aumentare,  viste le potenzialità sempre più distruttive delle nuove armi convenzionali. Di fronte a questa realtà, ha quindi ammonito il presule ,  “non c’è spazio per decisioni deboli e compromessi”, non solo per ovvie ragioni etiche, ma anche in virtù degli obblighi legali assunti dagli Stati Contraenti della Ccw.

Proibire le armi letali autonome
L’osservatore permanente si è soffermato in particolare su tre questioni da affrontare con urgenza. In primo luogo, l’uso di armi incendiarie nei conflitti i cui effetti sono particolarmente distruttivi  per le popolazioni civili: per questo urge rivedere il terzo protocollo della Convenzione,  vecchio di trent’anni e ormai inadeguato.  In secondo luogo, c’è la questione dell’impiego di ordigni esplosivi in aree abitate: nel 2015 queste armi  sono arrivate ad uccidere o ferire fino al 92% della popolazione civile in aree densamente abitate. Si tratta – ha osservato - di “danni collaterali” che dovrebbero suscitare seri interrogativi etici e giuridici, tanto più che queste cifre sono destinate a salire, considerati i processi di urbanizzazione in atto nel mondo. La terza questione urgente affrontare è l’utilizzo di armi letali autonome - le cosiddette Laws - che hanno contribuito a rendere ancora più “disumanizzante” la guerra. A questo proposto – ha detto il rappresentante vaticano – la Santa Sede ribadisce ancora una volta che l’unica opzione è la loro completa proibizione.

La sicurezza e la pace si possono raggiungere con la corsa agli armamenti
“La sicurezza internazionale e la pace – ha concluso - si possono raggiungere attraverso la promozione della cultura del dialogo e della cooperazione, non attraverso la corsa agli armamenti”. (A cura di Lisa Zengarini)








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