2016-12-11 13:00:00

Venezuela. Card. Porras: popolo deve decidere destino del Paese


Continua la crisi politica e umanitaria in Venezuela, con un difficile dialogo tra il presidente Maduro e le opposizioni. Il Paese è stato sospeso dal Mercosur, il mercato comune dell’America Latina, per non averne rispettato i parametri economici e democratici, mentre la popolazione soffre per la mancanza di cibo e medicinali. Intanto, è stato fissato per il prossimo 13 gennaio il terzo incontro di mediazione tra le parti, che era precedentemente saltato e al quale parteciperà tra gli altri di mons. Claudio Maria Celli, come rappresentante della Santa Sede. Da parte sua, il cardinale Baltazar Enrique Porras Cardozo, arcivescovo di Merida, ha affermato che la Costituzione nazionale stabilisce che è il popolo ad avere il potere di decidere democraticamente del destino del Paese. Il cardinale Jorge Urosa Savino, arcivescovo di Caracas, in un incontro con la stampa, ha parlato della lettera inviata dal cardinale Parolin al governo, in cui il segretario di Stato vaticano indica le condizioni perché ci sia un vero dialogo: la liberazione dei prigionieri politici, il calendario elettorale e il rispetto per l'Assemblea nazionale. Per un punto sulla situazione nel Paese sudamericano, Michele Raviart ha intervistato Luis Badilla, direttore del Sismografo:

R. – Da quello che è successo negli ultimi giorni, in particolare l’incontro che non si è potuto realizzare - il terzo - fra il governo e i partiti dell’opposizione, sembra di capire, seguendo la stampa locale, che è subentrata una certa tranquillità nonostante qualche intemperanza di tipo verbale da una parte e dall’altra. Alcune cose del momento sembrano abbastanza promettenti, come ad esempio il fatto che il governo abbia in definitiva accettato gli aiuti che può portare la Caritas venezuelana, con il sostegno delle Caritas di tutto il mondo, sia per quanto riguarda il cibo sia per quanto riguarda i farmaci, i due bisogni estremi, immediati, urgenti della popolazione. Anche questo è un elemento di distensione che avvicina le parti e fa calare le tensione nel Paese.

D. - Uno sguardo ai negoziati e al ruolo che sta svolgendo la Santa Sede: si parla di liberazione dei detenuti politici, di percorso elettorale certo, qual è la situazione?

R. - Sembrerebbe che tutte queste sottolineature di cui ha parlato molto in questi giorni la stampa venezuelana, pronunciate da esponenti dell’una e dell’altra parte, riguardino contenuti che sono già presenti nelle discussioni. Secondo me, la cosa fondamentale è di tipo umano. La crisi dura da oltre quattro anni ed è stata sempre un crescendo di tensione, di violenze verbali, di accuse gratuite da entrambe le parti, perché qui non c’è una parte innocente ed una parte colpevole ; si è creato un clima che blocca, o addirittura impedisce, che si possa arrivare ad un accordo su cose sulle quali in realtà non c’è una grande distanza. Ritengo che la cosa fondamentale del ruolo dell’inviato del Santo Padre sia proprio creare le condizioni perché due parti, che non riescono a guardarsi in faccia, possano farlo e dialogare con sincerità, con onestà, con disponibilità, perché questo è quello che chiede il popolo del Venezuela.

D . - Da un lato abbiamo, da punto di vista internazionale, un Venezuela che è sempre più isolato e dall’altro c’è la popolazione che si trova in una grave crisi umanitaria …

R. - Ed è questo il problema che deve essere risolto. Qui c’è una cosa che ha detto spesso Papa Francesco riguardo ad altre crisi che può aiutare moltissimo. Papa Francesco in passato ha sempre parlato della necessità di usare la "lettura consensuale" dei conflitti: le due parti non solo si siedono a vedere come trovare accordi, ma leggono insieme la storia della crisi, perché solo una lettura fatta insieme, onesta, può portare a conclusioni positive. Però, se della crisi si ha una lettura storica, politica e sociale diversa, sarà sempre un dialogo tra sordi. E la Santa Sede sta facendo questo; non sta lì seduta per scaldare una sedia, non è stata chiamata per fare una figura decorativa: è stata chiamata – e la Santa Sede lo ha accettato – perché può avere un ruolo attivo di suggerimento, di consiglio, di accompagnamento e di incoraggiamento.








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