I vescovi irlandesi esprimono un parere nettamente contrario all’abrogazione dell’ottavo emendamento della Costituzione (articolo 40.3.3), introdotto nel 1983, che equipara la vita della donna a quella del nascituro. Per la sua soppressione premono le associazioni pro-aborto nel Paese e il Governo di Dublino ha deciso di sottoporre la questione all’Assemblea dei Cittadini (An Tionól Saoránach), organismo consultivo creato quest’anno con il compito di presentare pareri su specifici temi da discutere in Parlamento.
L’articolo 40.3.3 stabilisce un giusto bilanciamento di diritti
Per questo la Conferenza episcopale irlandese ha preparato una relazione presentata
ieri alla stessa assemblea, in cui espone le ragioni del no all’abrogazione. Intitolato
“Two Lives, One Love” (Due vite, un amore), il documento sarà disponibile nelle prossime
settimane in tutte le parrocchie. Oltre a riaffermare il principio della sacralità
della vita umana dal concepimento alla morte naturale e la grave immoralità dell’aborto
“in tutte le circostanze”, il testo evidenzia che l’emendamento costituzionale sancisce
un “giusto bilanciamento di diritti”: quello della madre e quello del nascituro che,
in tutte le fasi del suo sviluppo, è a tutti gli effetti una persona.
Il diritto alla vita un diritto umano fondamentale non negoziabile
I vescovi irlandesi ricordano che il diritto alla vita è un diritto umano fondamentale
e, a differenza dei diritti civili, non è “concesso” da una società, ma può essere
solo “riconosciuto” da un ordinamento. L’abrogazione dell’articolo 40.3.3, si sottolinea,
“non avrebbe altro scopo che quello di sottrarre tale diritto ad alcune categorie
di nascituri. Ma fare questo significa modificare radicalmente il principio, valido
per tutti i nascituri e di fatto per tutti noi, che il diritto alla vita è un diritto
umano fondamentale” .
La terminologia usata nel dibattito pubblico per legittimare l’aborto
I vescovi esprimono preoccupazione anche per il linguaggio usato nel dibattito pubblico
in riferimento ai nascituri: termini tecnici come ‘feto’, ‘embrione’ o ‘zigoti’ vengono
strumentalizzati per “spersonalizzare alcune categorie di bambini non nati in modo
da normalizzare l’aborto”. Migliaia di irlandesi, si osserva ancora nel documento,
“sono vivi grazie alla all’ottavo emendamento”.
L’abolizione non porterà alcun beneficio neanche alle donne irlandesi
“L’articolo 40.3.3 della Costituzione irlandese – scrivono in conclusione i presuli
– riflette una visione basata sul rispetto del diritto alla vita di ogni persona.
Crediamo che la cancellazione dell’ottavo emendamento non avrà altro effetto che quello
di esporre i bambini non nati a un rischio maggiore, mentre non porterà alcun beneficio
alla vita e alla salute delle donne in Irlanda”. Di qui l’appello ai membri dell’Assemblea
dei Cittadini di raccomandare al Governo di non modificarlo. (A cura di Lisa
Zengarini)
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