2016-12-05 13:57:00

Algeria: espulsioni di migranti. Don Zerai: Ue apra accessi legali


Nessun annuncio ufficiale da parte delle autorità algerine. È quanto denunciano le comunità di migranti dell’Africa occidentale che riferiscono come sia in corso in Algeria un’espulsione collettiva: si parla di 1.400 migranti. Centinaia di questi sarebbero stati arrestati dalle forze dell’ordine e sarebbero ora detenuti in campi di Tamanrasset ed Algeri. A darne notizia Radio France Internationale (Rfi), che riferisce di una vera e propria “caccia all’uomo” in corso, con i migranti costretti a nascondersi per fuggire alle retate degli agenti. Giada Aquilino ne ha parlato con don Mussie Zerai, presidente dell’Agenzia Habeshia per la cooperazione allo sviluppo:

R. – Questo tipo di retate, di arresti e deportazioni in Algeria non sono una cosa nuova: ci sono state ultimamente ma già negli anni passati, più volte, abbiamo segnalato questi fatti. È ciò che di fatto l’Europa chiede a questi Paesi, con il Processo di Khartoum e il Processo di Rabat, con il Marocco, per tutti quelli che passavano per il Maghreb, per cercare di impedire che queste persone approdino in un posto sicuro. Questo è quello che sta avvenendo e l’Algeria sta solo facendo il “compito” che le è stato assegnato dall’Unione Europea, anche dietro finanziamenti, affinché impedisca il flusso in arrivo. Molte di queste persone provengono dall’Africa occidentale, molti nigeriani scappano da Boko Haram e da altre situazioni, così come dal Mali e da altri Paesi vicini per povertà, per guerre, per dittature. A queste persone, che cercano di trovare un posto sicuro, di salvare la propria vita o conquistare la propria libertà, si sbarra la strada con tali accordi che l’Unione Europa ha fatto e fa per impedire il flusso attraverso il Sudan, verso la Libia, per poi varcare il Mediterraneo.

D. – Una volta arrivati in Algeria, come vivono questi migranti?

R. – Vivono veramente in condizioni di totale miseria. Ad Algeri ovunque lungo i marciapiedi c’è gente che dorme, riparandosi con i cartoni. Migliaia di profughi vivono per strada, buttati lì! L’Algeria ha realizzato qualche Centro, ma più che di accoglienza è di detenzione: le condizioni di trattamento in queste strutture sono veramente pessime e la gente evita di finirvi dentro, nella speranza di poter riuscire a proseguire il proprio viaggio.

D. – Già negli anni scorsi ci sono stati vari rapporti che parlavano delle condizioni di queste persone: citiamo nel 2012 il rapporto del Jesuit Refugee Service, presentato a Bruxelles, che denunciava un aumento dei rimpatri forzati e delle violazioni dei diritti umani dei migranti, in particolare in Marocco e in Algeria. Cosa è stato fatto?

R. – Di fatto niente! Ed è quello che l’Unione Europea vuole: a tutti i Paesi del Nord Africa e anche quelli dell’Africa sub-sahariana ha chiesto e sta chiedendo di impedire l’arrivo di queste persone. E come lo impediscono? Violando i diritti fondamentali di questa gente. Ormai non viene attuata nemmeno la Convenzione di Ginevra, che impedisce queste deportazioni di massa: non si verificano le reali situazioni e le condizioni di quelle persone e se hanno i requisiti per essere riconosciute come rifugiate!

D. – Quando tra l’altro continuano i soccorsi nel Mar Mediterraneo anche per gli algerini - negli ultimi giorni si sono verificati nuovi sbarchi in Sardegna - qual è l’appello dell’Agenzia Habeshia?

R. – Di non ignorare, di non far finta di non vedere le situazioni di bisogno, di urgenza che queste persone stanno vivendo. Di non chiudersi dietro i muri, ma di aprire accessi legali, rafforzando il corridoio umanitario che è iniziato in Italia e che ha permesso l’arrivo già di 500 migranti: spero che questo continui... Quindi aprire quei canali legali che permettano a queste persone, che hanno bisogno di protezione internazionale, di venire legalmente. E, nello stesso momento, vedere anche come poter proteggere queste persone nei Paesi vicini, quando scappano dai loro Paesi di origine: se nei Paesi vicini, invece di maltrattarli e di abbandonarli, noi creiamo condizioni di vita dignitosa, molte persone potrebbero trattenersi volentieri lì.








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