2016-12-01 14:00:00

Referendum, Marazziti: con il Sì, istituzioni più efficienti


In vista del referendum costituzionale di domenica 4 dicembre, i fautori del Sì chiedono agli elettori di far passare le riforma soprattutto per sveltire il processo di approvazione delle leggi. Tra i favorevoli a cambiare la Costituzione, Mario Marazziti, del movimento Democrazia Solidale. Alessandro Guarasci lo ha intervistato:

R. – Ci sono molte favole su questa riforma costituzionale. La prima favola è proprio quella di una svolta autoritaria: in questa riforma della Costituzione – con la riforma del Senato, l’abolizione del Cnel e le altre riforme – non c’è una parola sui poteri dell’esecutivo, sui poteri del governo, non c’è nulla. Bene: questa riforma invece è essenziale per ricreare un minimo di uguaglianza sul territorio nazionale.

D. – Dov’è che, secondo voi, Stato e Regioni entrano in conflitto?

R. – Da due anni non c’è settore della sanità che non chieda di risolvere il conflitto tra Stato e Regioni con una maggiore uguaglianza e certezza del diritto. Questo sta bloccando tutto. In più, c’è una disuguaglianza ormai inaccettabile: 27 Euro a persona nel sociale in Calabria; 277 in Valle d’Aosta; 170 o 160 in Lombardia e in Emilia; 54 in Campania. Questo è quello che noi andiamo a ritoccare, a riformare: cioè la sanità, l’istruzione, il sociale, diventano materie di interesse prioritariamente nazionale; le regioni avranno modo di fare quello che possono fare per avvicinare tutto ai cittadini.

D. – Marazziti, riuscirà però questo Senato veramente a dirimere i conflitti tra Stato e Regioni? Per molti questo Senato non sarà fatto di eletti…

R. – Questa riforma costituzionale noi l’abbiamo fatta – ed è un "miracolo" averla fatta – nelle condizioni date: cioè, con maggioranze strette, dopo 20 anni di immobilismo; e ricordiamo che il presidente Napolitano ha accettato il reincarico solo a condizione che si mettesse mano a questa riforma della Costituzione, delle istituzioni, per ricreare funzionalità.

D. – Ma questo concretamente, secondo voi, che cosa comporta?

R. – Per esempio, una legge come la legge sulla cittadinanza per i bambini immigrati, per quelli che studiano in Italia, che noi abbiamo approvato 414 giorni fa alla Camera dei Deputati – è stato un percorso importantissimo – e il Senato non ce l’ha rimandata indietro.

D. – Ma voi siete davvero sicuri che un Senato creato in questo modo possa poi incidere sulla vita della Repubblica?

R. – Il nuovo Senato sarà anzitutto un Senato “delle Regioni”, che era già un’idea dei costituenti. Il nuovo Senato avrà quindi la priorità sulle materie regionali e locali, non alla fine del processo, come adesso con la Conferenza Stato-Regioni, ma all’inizio. La seconda cosa è che sulle altre materie il Senato non è esautorato: ci sarà rapidità assoluta e monocameralismo per una serie di materie, non ci sarà più la fiducia data anche dal Senato; ma quello che è importante è che se il Senato vuole – se i 100 senatori vogliono, se 55 di questi 100 senatori vogliono – possono chiedere di intervenire su tutte le leggi approvate alla Camera dei Deputati, ma lo possono fare entro 10 giorni dall’approvazione della Camera, e avranno 30 giorni per fare le proprie osservazioni e i propri cambiamenti. Quindi, qualunque legge in 40 giorni tornerà dal Senato, e la seconda Camera avrà modo di intervenire lo stesso. Quindi né autoritarismo né svolta monocratica né confusione di conflitti: tutto questo è la realtà, il resto sono favole.








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