2016-12-01 14:22:00

Aleppo, enorme cimitero. Mons. Audo: civili come scudi umani


In Siria continua l’assedio nella città di Aleppo, dove la situazione appare disperata. Dal punto di vista politico, secondo indiscrezioni, sarebbero in corso ad Ankara, in Turchia, tentativi di mediazione tra gruppi di ribelli e Mosca, mentre oggi in Parlamento Putin ha detto: “Continuiamo a unire gli sforzi con gli Stati Uniti per combattere la minaccia del terrorismo globale”. Sul terreno, intanto, razzi lanciati ieri sui civili in fuga hanno ucciso circa 45 persone, tra cui molte donne e bambini. Per una testimonianza di quanto sta accadendo ad Aleppo e su cosa si dovrebbe fare, Roberta Barbi ha sentito mons. Antoine Audo, presidente di Caritas Siria e vescovo caldeo della città:

R. – Trovare una soluzione di pace e lasciare questi gruppi armati partire senza rischio, ma lasciare soprattutto a queste famiglie il potere di scegliere dove andare, perché il governo siriano è deciso a riprendere tutta la parte Est.

D. – Sembra che oggi siano ripresi i bombardamenti sulla parte Est della città, dove pare restino circa 200 mila civili controllati da miliziani antigovernativi e assediati dalle forze lealiste. Com’è la situazione?

R. – La situazione è molto grave a causa proprio dei bombardamenti. Lei immagini che abbiamo visto alla televisione sono quelle della distruzione della parte Est della città, perché ci sono bombardamenti molto, molto gravi e molto intensi. La seconda cosa che dobbiamo dire – e questo adesso è conosciuto – che i gruppi armati usano la gente, i civili, per proteggersi, come strumento di protezione. Tanti hanno cercato di uscire, di andare via, ma non viene dato loro il permesso di andare nella parte Ovest. Questa è la situazione! Usano i civili come scudi umani: questa è la loro strategia. Povera gente, si trova tra due pressioni: sotto i bombardamenti dell’esercito del governo e sotto il dominio dei gruppi armati. Come sempre sono i poveri a pagare il prezzo di questa guerra!

D. – Il sottosegretario delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, Stephen O’Brian, ha detto che da sabato scorso da Aleppo Est sono fuggite circa 25 mila persone; secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani sono addirittura il doppio…

R. – Senza dubbio quelli che possono vanno nella parte Ovest, dove hanno parenti e hanno possibilità di accoglienza; lì ci sono organismi internazionali, come la Croce Rossa, la Caritas e tanti altri organismi… Penso che partano verso Idlib, dove c’è una presenza di questi gruppi armati o forse verso la Turchia: veramente non ho un’idea precisa. Vanno dove possono essere lontani dai bombardamenti e dalla morte.

D. – Egitto, Spagna e Nuova Zelanda hanno preparato una bozza di risoluzione che chiede dieci giorni di tregua per Aleppo, così da poter consentire la consegna degli aiuti. Come vive la popolazione sotto assedio?

R. – È una situazione terribile: senza acqua, senza elettricità e senza cibo. Si deve trovare veramente una soluzione affinché cessino i bombardamenti, così che questa gente assediata dai gruppi armati possa partire con libertà e che non sia usata come strumento di pressione. 








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