2016-11-30 11:07:00

Francia: Chiesa contro legge bavaglio ai siti che difendono la vita


Il presidente dei vescovi francesi, mons. Georges Pontier, ha inviato una lettera al Presidente della Repubblica François Hollande per esprimergli la sua “grande preoccupazione” per il disegno di legge presentato dal Governo che mira ad estendere “il reato di 'ostacolo' all’interruzione volontaria di gravidanza” introdotto nel 1993 per rispondere ai movimenti pro-life che attaccavano i servizi ospedalieri che praticavano l’aborto, ed è punito con due anni di prigione e 30 mila euro di ammenda. La proposta, che sarà dibattuta domani dall’Assemblea Nazionale, ha come obiettivo quello di rendere penalmente perseguibili i siti francesi delle associazioni che, attraverso Internet, si dedicano all’ascolto delle donne che si trovano di fronte alla difficile scelta se abortire o meno. Sul no della Chiesa francese al disegno di legge, Hélène Destombes ha intervistato mons. Pontier

R. – Depuis la lois vieille, tout ce qui avait été prévu pour laisser du temps à la femme enceinte …

E’ stato soppresso, rispetto alla vecchia legge, tutto quello che era previsto per lasciare del tempo alla donna incinta che si interrogava se tenere il bambino o abortire, e in un passo successivo c’è un forte incoraggiamento – tra virgolette – se non proprio l’obbligo all’aborto nella maggior parte delle situazioni che si presentino. I siti internet che si sono formati e che sono luoghi nei quali le persone possono ritrovarsi per dialogare, discutere delle loro domande, sono suscettibili di essere accusati di ostacolo all’aborto; mentre il fatto stesso che vi siano stati degli appelli rivolti a questi siti dimostra che vi siano persone a disagio, che non hanno più un posto nel quale confrontarsi e che si rivolgono quindi a questi “luoghi” nei quali trovano risposte alle loro domande, alle loro angosce. Questo è il primo punto: la banalizzazione dell’aborto nella cultura dei nostri giorni è inaccettabile, perché noi vediamo che non è un atto banale perché lascia segni profondi.

D. – Lei ha la sensazione che negli ultimi anni l’accento sia stato posto sul diritto all’aborto, che vi sia un atteggiamento più “militante”?

R. – Oui, c’est ça. Il y a une posture militante, et si on pose une interrogation  …

Sì, è così, c’è un atteggiamento “militante”. E se si solleva la domanda sullo status dell’embrione, sulla vita fin dal suo inizio, si viene subito accusati di essere contrari alla legge, contrari la libertà di abortire e via dicendo. C’è un irrigidimento …

D. – Come legge questa evoluzione e questo allontanamento dalla vecchia legge? Cosa ci dice della nostra società?

R. – Je pense que ça nous dit de notre société qu’il y a un éclatement …

Credo che ci dica, della nostra società che è in atto la distruzione dei concetti antropologici e quindi in modo particolare del rispetto della dignità della persona umana; inoltre ci dice che il cammino dell’individualismo, del ciascuno-fa-come-gli-pare-e-come-vuole è ormai totale, e così si evidenzia “il diritto della donna a gestire il proprio corpo come vuole”; non c’è più nulla che difenda il più debole, in questo caso il bambino che sta iniziando la sua vita …

D. – Un altro punto che lei tratta nella sua lettera riguarda la limitazione della libertà d’espressione. In che modo questa misura rappresenterebbe una vera minaccia, un attacco allo stesso principio di democrazia? Questo lei afferma nella lettera …

R. – On voit bien qu’on a eu dans notre Pays des grandes discussions légitimes au moment des attentats …

Sappiamo tutti che nel nostro Paese ci sono state discussioni – legittime – quando ci sono stati gli attentati di Charlie Hebdo sul diritto e sulla libertà d’espressione. In ogni ambito, nella nostra società è un fondamento, se non uno dei fondamenti e comunque una delle manifestazioni dell’esistenza della democrazia e del diritto di esprimersi in maniera libera. E in questo caso, abbiamo l’impressione che per ragioni “militanti” o ideologiche, ci sia una restrizione del diritto alla libertà d’espressione in internet e una definizione dell’espressione di difesa della vita come inaccettabile in seno alla nostra società.








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