2016-11-27 09:00:00

Kennedy Shriver: vi racconto il mio viaggio alla ricerca di Francesco


“Pilgrimage”, “Pellegrinaggio”: si intitola così il nuovo libro di Mark Kennedy Shriver, presidente di Save The Children negli Stati Uniti, in uscita il 29 novembre per i tipi della Random House. Nipote del presidente John F. Kennedy, Mark ha voluto con questo libro raccontare la sua personale ricerca per conoscere da vicino Papa Francesco. Un “viaggio” che lo ha portato da Washington al Vaticano e poi in Argentina, da Buenos Aires a Cordoba, dove ha potuto parlare con le persone più vicine al Papa argentino. In questa intervista esclusiva di Alessandro Gisotti, Mark Kennedy Shriver racconta cosa ha trovato nel suo "pellegrinaggio" alle radici di Jorge Mario Bergoglio:

R. – One of the question I struggled with was …
Una delle domande su cui ho avuto difficoltà a rispondere è stata: chi è quest’uomo? E la risposta che mi sono dato è stata: di chi è quest’uomo, a chi appartiene? Appartiene a Gesù. Ha veramente impegnato la sua intera vita alla chiamata e al messaggio di Cristo. Una grande cosa di Papa Francesco, dal mio punto di vista, è che lui è un “maestro” fantastico perché ti fa interrogare sulla tua fede fino al nocciolo in funzione del suo modo di vivere, di quello che dice e del modo in cui agisce. Quello che fa e quello che dice è così assolutamente coerente da costringermi – in quanto americano ma anche come persona - a considerare il modo in cui vivo, il modo in cui mi comporto, il modo in cui tratto le persone. Quindi, prima di tutto penso che quest’uomo è un grande maestro e ci sfida a guardare al modo in cui pensiamo, ci comportiamo e cosa diciamo e ci aiuta così a diventare persone migliori.

D. – Nel libro ha scritto che Papa Francesco è una figura che ispira la gente, così come lo era suo zio, il presidente John F. Kennedy. Cosa l’ha colpita di più della visione di Jorge Bergoglio?

R. – I think that the most challenging part of his vision is …
Penso che la sfida maggiore che ci propone sia quella di “andare fuori”, di sporcarci le scarpe e – come dice lui – di prendere l’odore delle pecore. Questo significa “andare fuori”, lavorare con le persone, ascoltare i poveri, e credo che quando dice “povero” non intenda solo chi è povero economicamente ma quelli che soffrono di povertà fisica, emozionale o spirituale. Questo include tutti noi, perché tutti soffriamo di qualcosa, tutti siamo peccatori, e la sfida che Papa Francesco ci propone è di avere misericordia l’uno nei riguardi dell’altro, di  passare del tempo insieme l’uno con l’altro, di uscire dalla nostra “zona di sicurezza”. Penso che questo sia il messaggio di cui possiamo beneficiare tutti, qui, negli Stati Uniti e in tutto il mondo: usciamo dalla nostra “zona di sicurezza”, raggiungiamo i nostri vicini ma anche gli stranieri che incontriamo per strada, aiutiamoli veramente e impariamo da loro. E questo è quello che fa un grande leader: ci sfida a diventare persone migliori. E penso che questo sia quello che in passato ha fatto il presidente Kennedy e quello che oggi sta facendo Papa Francesco.








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