2016-11-22 13:52:00

Lettera Giubileo, Spadaro: porte aperte alla misericordia


“Direi che il significato centrale della conversione pastorale che il Papa ci chiede con la Lettera ‘Misericordia et Misera’ è che non c’è peccato che la misericordia di Dio non possa raggiungere. E questo messaggio deve stare al cuore e al centro della Chiesa, perché il suo messaggio è proprio quello della misericordia, il Vangelo stesso è il messaggio della misericordia”. Ad affermarlo, all’indomani della pubblicazione del documento di Papa Francesco che chiude l’Anno Santo, è p. Antonio Spadaro sj, direttore de La Civiltà Cattolica.

Lezione d'incarnazione

“Il Papa è consapevole – prosegue Spadaro – che ciascuno porta con se il peso e la ricchezza della propria storia. In fondo, qui c’è una grande lezione d’incarnazione: la Chiesa si confronta non con il peccato o il giudizio in astratto, ma con persone concrete. Proprio all’inizio della Lettera, infatti, il Papa fa riferimento a Giovanni 8, a una peccatrice e a un salvatore, cioè a persone concrete. Allora, questo è il grande messaggio: non c’è barriera che tenga di fronte alla misericordia di Dio: nessun peccato può rimanere non assolto”.

Sacerdoti lungimiranti

“La cosa che mi colpisce di più nel testo è il tema della dimensione ‘artigianale’ della misericordia, aggettivo quest’ultimo che Francesco ama molto. E’ questo, se vogliamo, anche un appello a far ricorso a una certa creatività. Il pastore deve mettersi di fronte ai suoi fedeli cercando in ogni modo di mostrare questo amore, questa bontà di Dio. In fondo, è proprio ciò che il Papa fa, non solo con le sue parole, ma anche con i suoi gesti”. “Ci sono poi immagini molto belle nella lettera, come quella delle pietre che cadono dalle mani di chi voleva lapidare l’adultera, dopo il silenzio di Gesù. E poi, c’è un’indicazione molto precisa per i sacerdoti, insieme a tante altre, che Francesco ripete spesso: quella di essere lungimiranti. Cioè, di essere capaci di discernere il singolo caso. Quindi, non avere norme generali da applicare sempre e comunque in tutti i casi, ma discernere le situazioni concrete, questa è la lungimiranza”.

  Non c'è peccato che blocchi la misericordia

“Le scelte precise del Papa, che riguardano il peccato di aborto o i sacerdoti, cosiddetti, lefebvriani, mi pare vadano nella direzione di lavorare su tutti i terreni nei quali è possibile esercitare la misericordia. Quindi, nel caso dei sacerdoti della Fraternità San Pio X, far sì che la loro assoluzione dei peccati sia valida e lecita, significa aprire uno spazio dove abbia la priorità assoluta la misericordia e non la divisione. Mentre, la decisione di estendere, oltre il Giubileo, la facoltà di tutti i sacerdoti di assolvere il peccato di aborto procurato, significa che non c’è peccato che possa bloccare la misericordia di Dio. E quando una persona è sinceramente pentita, può presentarsi da un sacerdote e ricevere l’assoluzione. Non c’è da seguire percorsi difficili o ardui. Consideriamo anche che, recentemente, i vescovi hanno sempre affidato ad alcuni sacerdoti la facoltà di assolvere questo peccato e il Papa sta solo normalizzando una situazione che era già di fatto in atto. Ma, all’interno di questa Lettera questa scelta ha un significato particolare. L’obiettivo è farsi carico della sofferenza e della problematicità che una donna può vivere, prendendo questa decisione gravissima – visto che il peccato è un male che il Papa ha definito gravissimo – e dare a questa persona la possibilità di un’assoluzione di fronte a qualunque sacerdote”.

Nessun svilimento, l'aborto è un omicidio

“Non ha alcun senso affermare che questa scelta svilisca o banalizzi il peccato di aborto procurato. Il Papa, come ha detto più volte, lo considera un peccato molto grave, un omicidio. E su questo non c’è alcun dubbio, anzi il concetto viene ribadito. Francesco ha solo voluto riaffermare, con questo gesto, che non c’è un ostacolo, non c’è una porta chiusa. Le porte che simbolicamente sono state chiuse alla fine dell’Anno Santo, in realtà rimangono aperte nelle loro sorgenti. Lo scopo è ribadire che la misericordia di Dio è a portata di mano. Ma non significa affermare che l’assoluzione è più facile: servono il pentimento e la consapevolezza della gravità, ma allo stesso tempo il Papa vuole farci capire che il Signore è vicino ai peccatori. Non si ricorda dei nostri peccati, ma si ricorda di noi , dei suoi figli”.








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