È stato beatificato questa mattina nel Parco delle Esposizioni di Avignone, in Francia, Maria-Eugenio del Bambino Gesù, al secolo Henri Grialou, sacerdote professo dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi, vissuto nel secolo scorso e fondatore dell’Istituto secolare Notre-Dame de Vie. Alla cerimonia, in rappresentanza del Papa, il prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, cardinale Angelo Amato. Scopriamo la figura del nuovo Beato nel servizio di Roberta Barbi:
Santa Teresa del Bambino Gesù, San Giovanni della Croce e Santa Teresa d’Avila: sono questi i fulgidi esempi che illumineranno fin dalla giovinezza la vita spirituale di Maria-Eugenio del Bambino Gesù. Nato povero nel 1894 in una famiglia di minatori dell’Aveyron, una vocazione precocissima che non fece pesare economicamente sulla propria famiglia, partendo solo per Susa, dove lo accolsero i padri della Congregazione dello Spirito Santo. Ma non è la vita missionaria a chiamarlo, così torna nel seminario minore di Rodez.
Tre grandi esempi di santità
Ha 13 anni quando legge per la prima volta gli scritti
di Teresa di Gesù Bambino – allora neppure Beata – e trova in lei un’amica d’infanzia
con la quale crescere nella luce di Cristo. Il 13 dicembre 1920 gli capita per le
mani una biografia di San Giovanni della Croce e ne resta folgorato: è sulle sue orme
che il Signore lo chiama a camminare, tanto che sul letto di morte dirà: “È con San
Giovanni della Croce che io vivo, nel profondo della mia anima”. Dopo l’ordinazione
sacerdotale, sceglie, dunque il Carmelo, e nel noviziato dei Carmelitani scopre la
grande riformatrice dell’Ordine, Santa Teresa d’Avila, trovando in lei la propria
madre spirituale.
Una vita a servizio dell’Ordine dei Carmelitani scalzi
Maria-Eugenio pone al centro della propria esistenza
lo Spirito Santo, che percepisce come “amore sostanziale, verità, luce, spirito che
fa l’unità delle anime, della Chiesa e del Carmelo”. È lo Spirito ad abitare la sua
anima desiderosa di diffondere sempre più la misericordia di Dio, cioè l’amore gratuito
che vuole sfamare i più piccoli e i più poveri. Per tutta la sua vita servirà l’Ordine
carmelitano scalzo, prima da definitore e vicario generale, tre volte da provinciale
(morirà in carica, nel 1967), da visitatore apostolico dei monasteri francesi delle
monache carmelitane e da incaricato della Congregazione per i religiosi di organizzare
la federazione dei monasteri.
Il carisma della fondazione si concretizza nell’Istituto Notre-Dame de
Vie
Già nel 1929 alcune giovani donne che vogliono donarsi
a Dio gli chiedono di guidarle e così il sacerdote capisce che la sua missione è quella
di condurre le anime a Dio, di formarle all’unione della contemplazione e dell’azione,
mostrando loro il cammino dell’orazione e della vita nello Spirito. Nasce così il
Notre-Dame de Vie, che oggi è un istituto secolare di diritto pontificio composto
da tre rami autonomi: uno femminile, uno maschile laico e uno sacerdotale, e conta
circa 600 membri.
“Voglio vedere Dio”, l’eredità spirituale del Beato
Ma condurre gli uomini a Dio è anche l’obiettivo di
“Voglio vedere Dio”, il libro che il beato Maria-Eugenio del Bambino Gesù lascia in
eredità a tutti noi, come vademecum verso la santità. In esso il Carmelitano ci prende
per mano guidandoci nella crescita nell’amore e nell’abbandono all’azione dello Spirito,
a Dio che ci chiama ad incontrarlo nella fede e così ci trasforma: “Ci sono ovunque
persone che cercano Dio – scrive – o, se potessi raggiungerle tutte e parlare loro
dell’Amore infinito!”. Ma è proprio con queste pagine, in cui risuona il grido di
Teresa d’Avila bambina, che riesce a raggiungere i cuori di quanti vogliono farsi
apostoli della Chiesa, al di là del tempo e dello spazio.
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