2016-11-17 13:58:00

Riforma costituzionale, come cambia il titolo V. Si' e No a confronto


La riforma della Costituzione, su cui gli italiani saranno chiamati ad esprimersi il 4 dicembre, rivede anche l'articolo 117, che regola i rapporti tra Stato e Regioni. Negli ultimi anni, infatti, sempre più spesso, la Corte Costituzionale è stata costretta a intervenire per precisare i poteri dei due soggetti. La riforma prevede che una serie di materie passino in materia esclusiva dalle Regioni allo Stato e che il governo possa prevalere sulle autonomie locali quando lo preveda "l''interesse nazionale". Tra i fautori di questa riforma il costituzionalista Giovanni Guzzetta, intervistato da Alessandro Guarasci:

R. – Bisogna adeguare la Costituzione alla risultante di una giurisprudenza costituzionale ormai consolidata che ha ridefinito i rapporti Stato- Regioni dopo la riforma del 2001. Questa giurisprudenza costituzionale viene sostanzialmente recepita dalla revisione di oggi perché quel modello del 2001 non ha funzionato. Quale vantaggio c’è a metterlo in Costituzione? Il primo vantaggio è che la Corte Costituzionale, essendo un giudice, decide caso per caso e quindi, ogni volta che le si propone un nuovo caso, è costretta a ribadire quella giurisprudenza e  questo determina, come sappiamo, un contenzioso molto significativo a livello di Corte costituzionale.

D. - Però il fronte del “No” dice che in questo modo l’autonomia delle Regioni viene fortemente lesa. Lei come risponde?

R. - Non viene lesa più di quanto sia stata già lesa dalla giurisprudenza costituzionale, non c’è niente di nuovo rispetto a quello che già accade,  non c’è una ricentralizzazione;  da un punto di vista delle procedure c’è un’arma in più per le Regioni che è il Senato che consente alle Regioni di dar voce alle proprie posizioni politiche quando la Camera intende intervenire sulle competenze regionali.

D. - Per chiudere, concretamente, che cosa cambierà per i cittadini rivedendo il titolo quinto?

R. - Ci sarà maggiore chiarezza, e ci sarà soprattutto una serie di misure che non vengono messe abbastanza in evidenza nel dibattito che sono molto importanti che vanno nel senso di spingere verso una maggiore virtuosità delle Regioni, nel senso che vengono colpiti alcune tendenze allo spreco alla cattiva amministrazione. Per esempio c’è una norma che prevede che le amministrazioni delle Regioni possano essere rimosse se sono all’origine del dissesto finanziario delle regioni stesse, oppure una norma che stabilisce che la legge dovrà prevedere i costi standard in modo che la famosa siringa di cui tanto si parla, non costi alla regione uno ed in un’altra regione dieci.

 

Il fronte del No invece afferma che con la nuova Costituzione aumenteranno i casi di conflitto tra Stato e Regioni. Alessandro Guarasci ha sentito Enzo Salvatore, costituzionalista dell'Università di Teramo:

R. –È vero, sparisce la competenza legislativa concorrente tra Stato e Regioni, ma cosa accadrà? Un lunghissimo elenco di competenze legislative, quindi materie, alle quali solo lo Stato penserà. Da dove arrivano queste materie, questo lunghissimo elenco? Arrivano da 26 nuove materie che vengono scorporate dalla competenza legislativa della concorrenza Stato-Regioni oppure che derivano dalla competenza residuale che le Regioni hanno; a queste materie – che quindi rientrano tra le 26 nuove materie – si aggiungono anche le nuovissime materie che prima non esistevano. Per esempio, le infrastrutture strategiche oggi non ci sono. Questo cosa comporterà? Sarà necessario che qualcuno definisca ciò che è strategico e ciò che non lo è, perché le Regioni penseranno a tutto quello che non è strategico. Quindi cosa vuol dire in pratica? Se la Regione dovesse adottare una legge, disciplinare le infrastrutture e lo Stato dovesse ritenerle strategiche porrà il problema davanti alla Corte costituzionale che si troverà a risolvere questo

D. - Questi possibili nuovi conflitti tra Stato e Regioni non potrebbero essere affrontati nel nuovo Senato?

R. - Faccio in esempio. A chiusura di questo sistema di ripartizione delle competenze si prevede una clausola di supremazia, che non sappiamo come funzionerà, perché lì si dice che a prescindere da come abbiamo deciso di ripartire la competenza, il governo se vuole propone al parlamento l’adozione di una legge con la quale il parlamento interverrà in materie riservate alle Regioni. Ma come verrà attivata questa clausola? E quando verrà rispettata? Se ci saranno condizioni da rispettare o no lo stabilirà la Corte Costituzionale. Il problema qual è? La legge con la quale si interviene non rientra tra quelle leggi che vedranno esercitare con i medesimi poteri il nuovo Senato e la Camera dei Deputati nell’approvazione della legge stessa, cioè, quel tipo di legge che avrebbe meritato di stare lì, in quell’elenco posto all’Art. 70, paradossalmente è proprio quella legge che non c’è, perché il procedimento legislativo da seguire sarà un altro.

D. - Dunque se dovesse passare la riforma, quali potrebbero essere i problemi concreti per i cittadini?

R. - Sono problemi dovuti ad esempio al caos, al contenzioso che potrebbe crescere e che tranquillamente crescerà, questo è inevitabile. Ma se crescerà potrebbe ovviamente colpire anche i cittadini nelle materie di loro competenza. Nelle materie di competenza delle Regioni e dello Stato che dovessero riguardare anche i cittadini potrebbero venirsi a creare tranquillamente dei contenziosi. 








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